Cronaca locale

Rubano le identità a top manager pensionati per truffare enti e banche

Sceglievano le vittime tra i pensionati più ricchi di Italia che trovavano su internet. Poi rubavano loro le identità e si facevano dare prestiti dalle banche

Rubano le identità a top manager pensionati per truffare enti e banche

"Basta che guardi Internet, i pensionati più ricchi d'Italia, e ti escono fuori...". Trovavano così le vittime da raggirare, riuscendo ad ottenere da loro prestiti, finanziamenti e modifiche delle coordinare di accredito della pensione, appropriandosi dei documenti Inps appartenenti a top manager pensionati.

Grazie alla complicità di un dipendente Inps e attraverso i dati dei documenti di identità, reperiti da un complice dipendente del Comune di Roma, tramite accertamenti anagrafici, i malviventi riuscivano a farsi versare i soldi dei manager pensionati. I truffatori, infatti, creavano flase carte di identità, sulle quale applicavano le foto dei pensionati, trovate sul web.

Al termine dell'indagini, denominata "Robin Hood", 5 italiani sono finiti in manette, uno destinato al carcere, mentre gli altri agli arresti domiciliari.

La mente del gruppo era, secodo quanto riferito dai carabinieri, Luigi Pisano. La banda agiva servendosi di internet, per scegliere le vittime. Poi, entravano in azione, creando le false identità e i finti documenti. Il primo obiettivo dei truffatori era quello di appropriarsi delle pensioni degli ex manager, ma le false identità venivano usate anche per chiede i prestiti alle banche.

A far scattare le indagini sono state proprio le denunce delle vittime, che si erano accorte di ammanchi e di alcune operazioni bancarie mai richieste. Il primo a fare denuncia era stato, nel febbraio scorso, Vito Gamberale, ex dirigente con incarichi in Telecom e Autostrade, che si era accorto di 24mila euro di pensione mancanti.

I top manager da truffare venivano scelte in base ai soldi che percepivano come pensione. "Bonanni quanto pija?", chiede uno degli indagati. "Pochissimo, non vale manco la pena, 4 mila euro prende", risponde un altro. Il riferimento è all'ex segretario generale della Cisl, Raffale Bonanni, finito nella banda dei truffatori.

I cinque malviventi, pur non ritenendo sufficiente la pensione dell'ex segretario, avevano comunque organizzato una truffa ai suoi danni, chiedendo un prestito a suo nome, pari a oltre 55mila euro.

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