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Romney stravince ma la sfida è ancora lunga

Con il 46,4% l'ex governatore del Massachusetts conquista le primarie in Florida. Dietro di lui Gingrich (31,9%), Santorum (13,4%) e Paul (7%). Romney galvanizza i repubblicani: "Torneremo qui a Tampa, tra sette mesi, con un ticket vincente per l'America. Sono pronto a guidare il Paese". Ma Gingrich non demorde: "La battaglia è tutt'altro che conclusa. Ora è chiaro a tutti che è una corsa tra due persone, il leader conservatore e un moderato". E i numeri confermano che il Gop è spaccato in due

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Stavolta i sondaggi non hanno sbagliato: Mitt Romney stravince le primarie repubblicane della Florida con il 46,4% dei voti e più di 14 punti di distacco da Newt Gingrich. L'ex speaker della Camera si ferma al 31,9%, Rick Santorum prende il 13,4% e Ron Paul il 7%. Nel suo discorso subito dopo la proclamazione della vittoria Romney ha voluto rassicurare i repubblicani, tutti i repubblicani: "Primarie competitive non ci dividono. Ci preparano. E vinceremo. Torneremo qui a Tampa fra sette mesi per la nostra convention, il nostro sarà un partito unito con un ticket vincente per l'America. Sono pronto a guidare questo partito e il nostro Paese".

Partita finita? No

Le primarie in Florida erano, per Romney, come una partita che non si può assolutamente sbagliare. Una gara da vincere a tutti i costi, a eliminazione diretta. E' chiaro, infatti, che se avesse perso anche in Florida, dopo la batosta rimediata in South Carolina, per lui sarebbe stato un tracollo difficile da superare. Invece l'ex governatore del Massachusetts ha stravinto nel Sunshine State. Duque è fatta? La nomination è ormai un capitolo chiuso? Tutt'altro. La sfida è ancora lunga. Basta guardare i numeri per capirlo. Se sommiamo il 31,9% di Gingrich e il 13,4% di Santorum emerge subito che il Gop è sostanzialmente spaccato a metà. 

Al Convention Center di Tampa Romney gonfia il petto e parte all'attacco di Obama: "Sono pronto a guidare il partito e gli Stati Uniti. Sta finendo la sua era. E sta cominciando un'era di prosperità: leadership vuol dire assunzione di responsabilità, non accampare sempre delle scuse". Ma lo stesso grande entusiasmo c'è anche in un hotel di Orlando, dove Gingrich ha fatto capire che non ha la benché minima intenzione di ritirarsi: "La partita è tutt'altro che conclusa. Ora è chiaro a tutti che questa sarà una corsa tra due persone, il leader conservatore Newt Gingrich e un moderato del Massachusetts".

Poi Gingrich è tornato ad attaccare il suo rivale denunciandone lo strapotere economico: "Il potere della gente alla fine sconfiggerà il potere dei soldi. La competizione elettorale dei prossimi mesi non sarà una campagna repubblicana, ma una campagna tutta americana. E le elezioni del South Carolina e della Florida hanno chiarito che tipo di candidati siamo: uno che è realmente un conservatore, un altro che è piuttosto un moderato".

Curiosa la frase con cui Santorum ha parlato ai suoi sostenitori a Las Vegas (Nevada), che lui ha raggiunto in anticipo perché, causa un problema di salute di sua figlia, aveva annullato la campagna elettorale in Florida: "L'America non vuole vedere un match di lotta nel fango dove ognuno diventa sporco. L'America vuole veder la sconfitta di Obama".

Obama rilancia la sfida

Il più contento di tutti per la battaglia tra i repubblicani, che si preannuncia più lunga del previsto, ovviamente è Obama. Intervenuto a un'iniziativa elettorale a Washington, ha fatto capire che non intende cedere il passo tanto facilmente: "Sono assolutamente convinto che siamo sulla strada giusta per uscire dalla crisi. La mia determinazione è più forte ora di quanto non lo fosse nel 2008". Il 6 novembre è ancora lontano, molto lontano. Eppure, alla Casa Bianca, si affilano già i coltelli...

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