Le ronde dei volontari: mentre a Treviso è polemica a Varese esistono da anni

da Varese

Mentre a Treviso la polemica sulle ronde antidelinquenza monta giorno dopo giorno, a Varese funzionata da anni: nessuno ha mai protestato ed è efficientissima. È la Guardia nazionale lombarda, un servizio di sorveglianza che dal 1997 a oggi, giorno e notte, controlla boschi, città grandi e piccole con obiettivi sensibili, anch’essi grandi e piccoli.
Armati solo di cellulari per avvertire le forze dell’ordine - quelle vere, quelle «ufficiali» in caso di sospetti -, i volontari sono reclutati in tutte le categorie produttive: casalinghe, operai, artigiani e perfino pensionati. Basta averne voglia. A Varese la Guardia nazionale è diretta da un imprenditore nel settore dei trasporti e vanta ben 50 iscritti. Unico denominatore comune a tutti coloro che entrano nei ranghi dei vigilantes è l’assoluto «apartitismo». Nessuna tessera politica, insomma, per un’organizzazione che si rivela assolutamente trasversale.
Nel Varesotto volontari e tutori «ufficiali» dell’ordine vanno in perfetto accordo, a detta dei primi: non c’è sovrapposizione ma solo fattiva collaborazione spiegano sul campo e laddove gli uni avvertono un’emergenza, avvisano gli altri che hanno il potere e la veste per poter intervenire. I carabinieri invece smentiscono questa reciproca assistenza, ma ammettono di aver visto e incontrato le Guardie più volte nelle loro ronde quotidiane. Tuttavia resta una realtà da volontariato e, come tale, vive di contributi straordinari oltre a ciò che ottiene da Provincia e Regione; pochi spiccioli, d’accordo, ma pur sempre qualche goccia che aiuti a mantenersi. E se non arrivano contributi, ecco che i volontari sono pronti ad autotassarsi e per acquistare le automobili con cui pattugliare la zona.
La Guardia nazionale lombarda ha perfino un sito internet (www.guardianazionale.com) ora chiuso per ristrutturazione e i suoi componenti si dicono ottimisti sull’ipotesi che anche in Veneto possa nascere un’analoga organizzazione. A patto che si affranchino da una qualsiasi matrice politica, spiegano, perché anche il Trevigiano, provincia ricca e benestante, fa gola alla criminalità come il Varesotto che ormai è la periferia di una metropoli come Milano.


Intanto a Treviso non si placa il dibattito sull’opportunità di sorveglianza fai-da-te, alimentato dalla sinistra: è infatti la la Lega che per prima ha sponsorizzato e organizzato questa forma di tutela con cui il cittadino comune tende a difendersi dalla piccola delinquenza. Fattasi più aggressiva soprattutto dopo l’indulto estivo di chi hanno beneficiato numerosi malviventi, evidentemente tornati a delinquere.

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