«Con il Sì al referendum tagliate 175 poltrone»

Portate in piazza decine di sedie vuote: «Toglieremo stipendi da 16mila euro»

Una platea di sedie vuote per rendere evidente agli occhi di tutti la principale novità introdotta dalla riforma della Costituzione: la riduzione del 20% del numero dei parlamentari, dagli attuali 945 ai futuri (eventuali) 770. In largo Cairoli, alla punta dell’area pedonale di via Dante, i promotori del comitato «I giovani votano SÌ» di poltrone vacanti ne volevano sistemare 175, tante quante deputati e senatori tagliati dal nuovo testo costituzionale, che sarà sottoposto a referendum popolare domenica e lunedì. Alla fine, per motivi di ordine pubblico, si sono dovuti accontentare di qualche sedile in meno.
«Ma questo non ha ridotto l’impatto dell’iniziativa - assicura Igor De Biasio, presidente del movimento a cui hanno aderito i gruppi giovanili di tutti i partiti della Cdl (ma non solo) -. Vogliamo far comprendere i primi tre motivi reali per votare sì al referendum». Cioè risparmio di soldi pubblici, svecchiamento delle istituzioni e federalismo «vero». «Fanno 175 stipendi da 16mila euro in meno ogni mese: in questo modo si liberano risorse per i cittadini. E poi, finalmente, i giovani potranno entrare in Parlamento grazie all’abbassamento a 21 anni della soglia minima per essere eletti alla Camera», aggiunge il presidente del comitato. «A dire di no al cambiamento sono gli ottuagenari come Scalfaro».
Sui fogli distribuiti dai volontari sono riportate almeno «otto buone ragioni» per mettere una croce sul sì alle consultazioni del 25 e 26 giugno. «A giudicare dal boom di visite sul nostro sito, con 6.500 contatti in soli quindici giorni e altrettanti volantini scaricati, sono molti i giovani che desiderano informarsi sulla riforma e quindi conoscerle meglio», riferisce De Biasio.


Anche Fabrizio Cecchetti (Lega Nord), classe ’77 e più giovane consigliere regionale della Lombardia, insiste sui vantaggi della riduzione dei seggi a Montecitorio: «Il “parlamentino” lombardo, con 80 rappresentanti, in Italia è il terzo per dimensioni. Ma funzionerebbe bene già con 60 consiglieri. Lo stesso principio va applicato allo Stato centrale».

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