Salta l’accordo coi custodi Brera e Cenacolo restano chiusi

Mancano i soldi e i sindacati incrociano le braccia a Pasquetta Interviene Bondi: «Protesta immotivata, troverò una soluzione»

Salta l’accordo coi custodi 
Brera e Cenacolo 
restano chiusi

Bambole, non c’è una lira, recitava un vecchio varietà degli anni Settanta. Così il Cenacolo vinciano e la pinacoteca di Brera, ovvero i due fiori all’occhiello dei beni culturali meneghini, chiudono per ferie. Già, sembra incredibile ma è proprio così, in barba agli squilli di tromba degli ultimi mesi sul rilancio del patrimonio artistico e sui progetti in vista dell’Expo. In attesa del 2015, oggi sul museo pende una vertenza che ha fatto decidere i sindacati, almeno per il momento, di incrociare le braccia per pasquetta. Vale a dire nei giorni in cui i milanesi rimasti in città potrebbero godersi i capolavori del Rinascimento e proprio quando sarebbe auspicabile un po’ di turismo cittadino. La questione, però, è spinosa e ha fatto riunire in una focosa assemblea i dipendenti del ministero dei beni culturali in Lombardia. Mancano fondi, ovvero in cassa non c’è un euro. Non ci sono per le bollette, né per pagare le missioni degli ispettori e ad alto rischio sarebbe anche la costosa manutenzione dell’Ultima cena di Leonardo che abbisogna di un monitoraggio continuo, controllo delle polveri e cambio dei filtri dell’aria. La situazione, denunciano i sindacati, va avanti da febbraio, da quando cioè è stato eseguito il pignoramento delle finanze del Mibac in Lombardia, per un ammontare complessivo tra Milano e Pavia di 32 milioni di euro. E se a rischio è l’ordinaria amministrazione, figurarsi i lavori in corso o da cominciare, vedi i restauri già appaltati al castello di Vigevano, quelli nella sala delle Cariatidi a Palazzo Reale, alla Villa Reale di Monza, al Museo della scienza e della tecnologia eccetera. La doccia fredda è arrivata al termine di una lunga assemblea nell’ipotesi, naufragata, di trovare un accordo sull’apertura straordinaria. Tutto nasce dal pignoramento di oltre 114 milioni di euro, in virtù della sentenza del Tribunale di Napoli. La sentenza ha bloccato tutte le risorse finanziarie del Mibac presenti in Lombardia. «L’assemblea degli istituti milanesi - protesta il sindacato - in mancanza di garanzie reali per lo sblocco dei fondi del Mibac, pignorati presso la Banca d’Italia, non ritiene possibile firmare un accordo».
Sulla questione è arrivata immediata la replica del ministro Sandro Bondi che ha dichiarato immotivata e dannosa la protesta dei lavoratori. «Mi sto impegnando da giorni in prima persona - ha detto Bondi - nella risoluzione del contenzioso che ha portato al pignoramento dei fondi, vicenda peraltro non imputabile a questa amministrazione e che, grazie al valido sostegno dell’Avvocatura dello Stato, vedrà prestissimo una conclusione positiva per il ministero».

Il ministro ha definito la questione «inquietante perchè fondata su un titolo presentato dai presunti creditori ma annullato dalla corte d’appello di Napoli con sentenza confermata dalla Cassazione. Il ministero ha difatti già pagato le somme dovute ai reali creditori e anzi è lui stesso creditori, e si è opposto pertanto in tutte le sedi».

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