Salute

Carenza di vitamina D: i sintomi e come contrastarla

Tra le conseguenze dell'ipovitaminosi D anche un incremento non trascurabile del rischio cardiovascolare e della predisposizione a varie patologie

Carenza di vitamina D: i sintomi e come contrastarla

Secondo l'Università di Harvard a livello mondiale ne soffrirebbero circa un miliardo di persone. La carenza di vitamina D, nota anche come ipovitaminosi D, è la condizione risultante dall'assenza di adeguate quantità di codesto composto organico liposolubile nell'organismo. Simile per struttura chimica agli ormoni steroidei, la "vitamina del sole" ricopre funzioni molto importanti. Promuove innanzitutto l'assorbimento del calcio a livello intestinale e ne mantiene nella norma i livelli ematici. Inoltre rinforza le ossa attraverso la deposizione del calcio a livello del tessuto osseo e favorisce la sua crescita nei bambini. Questa molecola modula altresì l'assorbimento intestinale di ferro, magnesio, fosfati e zinco. L'approvigionamento naturale per l'essere umano dipende essenzialmente dall'esposizione alla luce del sole che permette la conversione a livello cutaneo di uno specifico precursore. Secondo l'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) infatti ci si dovrebbe esporre ai raggi solari per almeno una mezz'ora al giorno. L'assunzione, tuttavia, può avvenire anche attraverso un'alimentazione specifica ricca di cibi quali: funghi, olio di fegato di merluzzo, pesce azzurro, burro e formaggi grassi.

La carenza di vitamina D presenta cause differenti. Può dipendere da un insufficiente apporto alimentare, da un'inadeguata esposizione al sole, da un alterato assorbimento intestinale, da un aumento del suo fabbisogno, dalla presenza di condizioni mediche come malattie epatiche e renali, dall'assunzione di farmaci particolari, ad esempio anticonvulsionanti, antivirali, glucocorticoidi eccetera. Esistono poi fattori di rischio che aumentano in maniera esponenziale la possibilità di sviluppare l'ipovitaminosi. Tra questi si ricordino: il fumo di sigaretta, l'obesità, l'età avanzata, l'alcolismo, l'allattamento al seno, la celiachia, i tumori del sangue, la fibrosi cistica e la pancreatite cronica. La carenza di vitamina D non solo compromette la mineralizzazione ossea (condizione che contribuisce allo sviluppo di malattie quali il rachitismo e l'osteoporosi), ma è anche associata a un incremento non trascurabile del rischio cardiovascolare e della predisposizione a varie patologie: diabete, ipertensione, dislipidemie e sindrome metabolica.

La sintomatologia dell'ipovitaminosi D comprende: dolore alle ossa e alle articolazioni, debolezza muscolare, disturbi da fascicolazione muscolare, ossa che tendono a deformarsi nei soggetti giovani e a rompersi negli adulti, difficoltà a pensare in modo chiaro e stanchezza ricorrente. La diagnosi si basa sulla misurazione della concentrazione sierica del 25-idrossicalciferolo, noto anche come calcidiolo. La terapia è mirata a debellare le cause che hanno comportato la carenza vitaminica. Essa varia da paziente a paziente e consiste generalmente in un regime dietetico ricco di alimenti ad alto contenuto di vitamina D. In commercio esistono poi cibi fortificati, ovvero prodotti ai quali è stato aggiunto il composto in questione: latte vaccino e di soia, succo d'arancia, yogurt, cereali da colazione e margarina.

Utile anche l'assunzione di integratori specifici.

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