Coronavirus

Long Covid, i 12 sintomi più comuni che colpiscono i guariti

Anche a distanza di mesi dalla guarigione, alcuni sintomi tendono a non sparire inficiando lo svolgimento delle normali attività quotidiane e il benessere personale. Ecco quali sono i più comuni tra gli ex pazienti Covid

Long Covid, quali sono i sintomi che persistono dopo la guarigione

Alcuni sintomi connessi al long covid sembrano non voler sparire, neanche a distanza di mesi dalla guarigione dall’infezione. Al momento, oltre 50 studi stanno cercando di capirne di più su quella che è la coda di malesseri che persistono nella popolazione precedentemente colpita dalla malattia.

Sebbene i passi da compiere verso l'obiettivo siano ancora molti, visto l'altissimo numero di contagi e altrettanti aspetti coinvolti, una prima luce in fondo al tunnel per poter ragionare sulla questione sembra stia iniziando ad accendersi. Infatti, non mancherebbe uno zoccolo duro di effetti che, nonostante l'estensione del fenomeno, apparirebbe più di frequente, tanto da consentire di creare un vero e proprio identikit.

Long Covid, i 12 disturbi più comuni

Sonno

A realizzare l’elenco dei 12 disturbi più comuni tra i guariti è stato il sito di informazione Usa Business Insider, fornendo un quadro piuttosto completo della fase di recupero dalla malattia.

  • Problemi del sonno: un paziente su cinque ha riportato difficoltà nel sonno, senza poter godere di un riposo completo e soddisfacente.
  • Annebbiamento mentale: la difficoltà a rimanere lucidi, soprattutto in situazioni di stress, è stata riscontrata in un paziente su cinque nei sei mesi successivi al contagio, indipendentemente dall’ospedalizzazione o meno.
  • Stanchezza cronica: uno su 10 ex Covid-19, a seguito dell’ospedalizzazione, hanno riscontrato affaticamento - anche grave - nei sei mesi successivi.
  • Respirazione faticosa e tosse persistente: risultato dell’effetto sui polmoni, questi sintomi sono tra i più comuni.
  • Problemi cardiaci: si presentano in forma di palpitazioni e battito irregolare. A questi si aggiungono rischi aumentati di episodi trombotici, miocarditi e infarto.
  • Problemi neurologici e legati alla psiche: lo stress della malattia può portare ad ansia e disordini dell’umore come la depressione.
  • Mancata percezione degli odori: altro sintomo “ereditato” dalla forma attiva dell’infezione, l'incapacità di "sentire" con il naso persiste in 1/3 della popolazione, secondo uno studio di piccola entità svolto negli Stati Uniti.
  • Problemi intestinali: diarrea e mancanza di appetito sono comparsi nel 40% campione testato da uno studio cinese, composto da ex pazienti ospedalizzati nei tre mesi successivi alla comparsa della patologia.
  • Rash cutanei e caduta dei capelli: la pelle e i capelli vengono colpiti per sei mesi, dopo la guarigione. A confermarlo, due studi: uno condotto sui veterani Usa e uno ulteriore effettuato nella fase post ospedalizzazione su pazienti cinesi.
  • Oppressione al petto, dolore alle articolazioni e ai muscoli: 9 su 10 riportano, secondo Business Insider, tali occorrenze per almeno sette mesi dopo il Covid. Quelli che convolgono ossa e fasce muscolari sono tra i sintomi che richiedono più tempo a scemare.
  • Diabete: anche senza mai averne sofferto in precedenza, questa patologia può comparire all’improvviso nei sei mesi post infezione.
  • Insufficienza renale acuta: al pari del diabete, può presentarsi senza alcun sintomo pregresso.

A questi, i sintomi più comuni, si aggiungono poi altri specifici per alcune fasce di popolazione. Se per alcuni si è trasformato in acufene, per una fetta dell’universo femminile il Covid ha colpito sul ciclo mestruale, con periodi irregolari e sindrome premestruale più aggressiva. Diversi sono invece gli effetti delle vaccinazioni. Alcuni pazienti avrebbero infatti tratto benefici dall’inoculazione del siero mentre altri avrebbero visto un peggioramento nelle sintomatologie riscontrate.

La pervasività di tali fenomeni rende di fondamentale importanza la necessità di avere un quadro completo su come si presenta il cosiddetto long covid. Infatti, stando a quanto emerso da uno studio svolto nel Regno Unito e riportato da Business Insider, 1 su 10 tra i guariti viene colpito da uno o più sintomi di questa tipologia per più di tre settimane successive all’infezione, andando a gravare sullo svolgimento delle normali attività quotidiane. I numeri peggiorano visibilmente, se consideriamo invece una ricerca svolta dall'Università di Washington che parla addirittura di uno su tre pazienti.

Long Covid, perché non bisogna farsi spaventare

Covid

Come molti esperti sottolineano, l’aspetto fondamentale da tenere in considerazione è quello di ripartire anche dal benessere mentale. Infatti, oltre ad agire direttamente sulle patologie più gravi, è importante andare a ritrovare l’equilibrio psichico che spesso rende ancora più persistenti nel tempo tali problemi, generando situazioni complesse anche dal punto di vista patologico a causa del malessere generale con il quale si è costretti a convivere.

Ovviamente, non bisogna sottovalutare l’aspetto primario degli effetti del Covid, minimizzando situazioni potenzialmente rischiose che potrebbero svilupparsi dalla comparsa di malattie quali diabete o insufficienza renale.

Per questo diventa di fondamentale importanza il supporto dello specialista, in grado di analizzare in maniera approfondita entrambi gli aspetti e indicare i giusti percorsi da intraprendere per ritrovare il benessere precedente alla patologia, evitando di cadere nel pensiero errato dell’impossibilità di guarire e dimenticare per sempre il coronavirus.

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