Salute

I tappeti? "Contengono sostanze tossiche"

Da complementi d'arredo a potenziali pericoli per la salute. Ecco svelate le sostanze tossiche contenute nei tappeti

I tappeti? "Contengono sostanze tossiche"

I tappeti sono presenti in salotto, in bagno, in camera da letto e arredano con discrezione ed eleganza. Eppure essi rappresentano un pericolo per la salute come ha decretato un nuovo studio intitolato "Testing for Toxics". Questo, condotto dall'organizzazione no profit Health and Environment Alliance (Heal) e basato sulla ricerca della Vrije Universiteit Amsterdam (Paesi Bassi) del Centro Ecologico (EC) e dell'Università di Notre Dame (USA), ha svelato che in alcune tipologie di tappeti vendute in Europa sono presenti prodotti chimici tossici, tra cui ftalati, PFAS e bisfenolo A.

I test si sono concentrati sui campioni di tappeti dei sette maggiori produttori dell'Unione Europea come Forbo, Interface, Milliken Associated Weaver e Tarkett. Inquietanti gli esiti. In tre oggetti incriminati - due di Forbo e uno di Associated Weaver - sono stati rinvenuti ftalati. Tra questi c'era anche il DEHP, ovvero un disgregatore endocrino bandito dall'UE nel 2015 ma ancora esistente nel PVC riciclato. Presenti anche tracce di BPA. Due tappeti prodotti Milliken contenevano invece il TDCPP, un ritardante di fiamma classificato come sospetto cancerogeno. In un altro, prodotto sempre dalla stessa azienda, vi era un elevato numero di composti chimici fluorurati (PFAS) pericolosi soprattutto per neonati e bambini piccoli.

Commenta allarmato Génon Jensen, Direttore esecutivo di Health adn Environment Alliance:

"Questi risultati sono l'ennesima conferma del fatto che il diritto dell'UE stia lasciando scappatoie per la ricerca di materiali tossici nei nostri prodotti di uso quotidiano. Le sostanze chimiche che possono danneggiare la nostra salute - e in particolare quella di gruppi vulnerabili come i bambini - non dovrebbero in primo luogo essere parte del design dei tappeti. Se l'UE è seria riguardo a un'economia circolare non tossica, non dovrebbe permettere che cancerogeni o interferenti endocrini rimangano nel ciclo produttivo".

Anche Sascha Marschang, direttore ad interim di European Public Health Alliance (EPHA), concorda nella messa a punto di un quadro normativo che i produttori devono rispettare per evitare l'immissione sul mercato di sostanze chimiche pericolose.

Solo in questo modo si potranno tutelare gli interessi sanitari e ambientali.

Commenti