Salute

Tumore del colon, identificati nuovi bersagli per l'immunoterapia

Il sistema immunitario è in grado di rilevare quotidianamente le cellule mutate e di distruggerle. Talvolta, però, esse sono in grado di eluderlo

Tumore del colon, identificati nuovi bersagli per l'immunoterapia

Il tumore del colon rappresenta il 10% di tutte le neoplasie diagnosticate nel mondo ed è terzo per incidenza dopo il carcinoma del seno e quello polmonare. Nelle fasi avanzate della malattia il trattamento si basa ancora in gran parte sulla chemioterapia tradizionale. La nuova generazione di cura, la cosiddetta immunoterapia, si è rivelata efficace solo in un piccolo sottogruppo del cancro. Gli scienziati della Technische Universität di Dresda hanno identificato proteine che sono obiettivi promettenti per le future immunoterapie. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista "Immunity".

Il sistema immunitario è in grado di rilevare quotidianamente le cellule mutate e di distruggerle. Talvolta, però, esse sono in grado di eluderlo. Le cellule cancerose, sviluppando segnali molecolari che impediscono alle cellule immunitarie di identificarle come una minaccia, si moltiplicano in maniera indisturbata. Proprio la comprensione di questo processo ha consentito lo sviluppo dell'immunoterapia. Sfortunatamente, come già accennato, la maggior parte delle tipologie di tumore del colon non risponde a tale strategia di cura. Il team di Dresda ha individuato e descritto un nuovo percorso che permette al cancro di nascondersi dal sistema immunitario.

A inibire le cellule immunitarie sono alcuni segnali presenti sulla superficie delle cellule tumorali noti come "proteine checkpoint". Le attuali immunoterapie usano farmaci chiamati inibitori del checkpoint per colpire un piccolo insieme di proteine del checkpoint note. Poiché questo approccio ha avuto un impatto assai limitato sulla crescita del tumore del colon, gli scienziati si sono interrogati sull'eventuale esistenza di altre proteine checkpoint che possono rappresentare obiettivi più promettenti per l'immunoterapia. Pertanto essi hanno analizzato campioni di neoplasie del colon e hanno cercato proteine segnale presenti nelle cellule tumorali, ma non nel tessuto sano.

Due proteine hanno attirato la loro attenzione: CB7H3 e B7H4. Entrambe sono state bloccate con un risultato straordinario. Il tessuto tumorale in cui questi segnali sono stati disabilitati ha mostrato una crescita significativamente rallentata o addirittura una recessione. Ulteriori test hanno confermato che le proteine CB7H3 e B7H4 funzionano proprio come proteine checkpoint. Gli studiosi hanno altresì scoperto che le stesse sono presenti non solo nelle forme cancerose primarie del tumore del colon, ma anche nelle loro metastasi nel fegato.

Successivamente il team ha analizzato una serie di eventi che permettono alla malattia di bloccare le cellule immunitarie. È stato dimostrato che un passo cruciale in questo processo è la rottura della barriera intestinale. Quando la barriera intestinale si rompe nei siti di sviluppo del carcinoma, i batteri normalmente presenti nell'intestino possono penetrare nel tessuto circostante. Questo è considerato un importante evento precoce nello sviluppo del tumore del colon. Si potrebbe ipotizzare, dunque, che queste fughe batteriche servono come innesco iniziale per le cellule cancerose per nascondersi dal sistema immunitario.

Gli studiosi hanno scoperto che le cellule presenti nel tessuto possono rilevare i batteri invasori. Ciò, a sua volta, attiva una cascata di passaggi. La comunicazione molecolare risultante fra le cellule, alla fine, porta le cellule neoplastiche a proiettare CB7H3 e B7H4 sulla loro superficie e ad eludere il sistema immunitario. Infine è stato dimostrato che l'uso di antibiotici ad ampio spettro per distruggere i batteri intestinali invasori ha anche ridotto le dimensioni del tumore e diminuito l'estensione delle metastasi epatiche. Esiste, dunque, un legame tra microbiota e crescita del tumore del colon.

Le prossime ricerche focalizzeranno l'attenzione su questo punto.

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