Gian Piero Scevola
Non cè pace per Paolo Di Canio e il suo nostalgico saluto romano. Prima ci si è messa la Federcalcio che ha aperto uninchiesta, ora a bollarlo ci pensa addirittura il presidente della Fifa, lex colonnello di ferro Joseph Blatter che da Tokio, dove è in corso il mondiale per club, ha tuonato contro il centrocampista biancoceleste. «In certi casi dovremmo escludere qualcuno dalla nostra famiglia», il duro commento di Blatter quando gli è stato posto il caso del giocatore laziale. Una chiara minaccia di sanzioni da parte del numero uno del calcio mondiale che non ha proprio gradito come domenica scorsa Di Canio si sia rivolto con il saluto romano ai sostenitori biancocelesti presenti sugli spalti del Picchi a Livorno. «Stiamo seguendo con attenzione la vicenda - conferma Blatter - e contrasteremo fermamente ogni forma di discriminazione. La linea della Fifa nei confronti del razzismo è durissima. Le uniche sanzioni efficaci in questi casi per i club sono la penalizzazione in termini di punti, lesclusione dalla competizione o la retrocessione. Inutile invece puntare sulle sanzioni pecuniarie, le multe non servono a nulla, sia per i giocatori che per le società. Bisogna prendere provvedimenti severi, bisogna essere duri sul serio».
Dopo questa filippica la sorte di Di Canio sembra proprio segnata, anche perché questo è un duro avvertimento alla nostra Federcalcio, Carraro in primis, e alla nostra giustizia sportiva.
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