(...) e in parte in azioni di una newco in cui finirebbero gli asset positivi del gruppo: lospedale di via Olgettina, il laboratorio di analisi e i centri medici di Milano. I fondi arriverebbero dalla creazione di una bad company che raggrupperebbe gli asset negativi (dagli aerei allhotel in Sardegna, dai residence alla Blu Energy, società che in tre anni ha accumulato 116 milioni di debiti), e il cui valore nominale è di circa 200-220 milioni. Più realisticamente, dalloperazione di dismissione le banche farebbero cassa per circa 110 milioni.
Il finanziamento
Gli istituti coinvolti - sono otto, i principali in Italia - garantirebbero un finanziamento-ponte di 150-175 milioni di euro a liquidazione dei creditori, che al momento vengono pagati anche a 800 giorni. Il dossier è in mano a Corrado Passera, consigliere delegato di Intesa-Sanpaolo. A don Verzé andrebbe la presidenza onoraria della Fondazione Monte Tabor. Mario Cal, che ha condotto le operazioni finanziarie del gruppo degli ultimi anni - incluse quelle più sfortunate - verrebbe allontanato. E si aprirebbe così la stagione del commissariamento.
La cordata italiana
Molte tessere per un mosaico complesso. Il consulente aziendale Bruno Ermolli, che sarebbe sceso in campo su richiesta del premier Silvio Berlusconi, è al lavoro per trovare finanziatori. Lo stesso presidente del Consiglio, un anno fa, sembrava intenzionato a entrare nel gruppo attraverso Fininvest. Ma il lodo Mondadori - e il rischio per Fininvest di dover sborsare una cifra tra i 500 e i 700 milioni di euro - bloccò tutto. Della cordata italiana farebbero parte anche Ennio Doris (Mediolanum), i Moratti, i Riva, che entrerebbero nella società al 55-60%, rilevando 400 milioni del debito, oltre a altri sette-otto soci minori. Il restante 40-45% andrebbe a Giuseppe Rotelli, il re della sanità privata in Lombardia, socio importante del Corriere della sera, disposto a investire in cambio però di poter raggiungere in un secondo momento il 51% della società così da poter nominare il nuovo direttore generale del gruppo ospedaliero. Il progetto di Rotelli sembra preveda la costituzione di una holding della quale sarebbe socio di maggioranza, che deterrebbe il 75% della newco San Raffaele, ricapitalizzata con 250 milioni di euro. In alternativa, lo stesso Rotelli si sarebbe detto pronto a comprare alla cifra di un euro e accollarsi i debiti. Questo scenario, però, non sembra convincere del tutto le banche, dubbiose sul fatto che il Gruppo San Donato abbia i mezzi per raddrizzare il gigante di don Verzé.
Gli stranieri
È lipotesi che meglio potrebbe affrontare il baratro finanziario del San Raffaele, ma anche quella più difficile. Si parla, infatti, di una charity americana che andrebbe a supporto di investitori istituzionali (inclusa - è la voce che circola - una congregazione vicina al Vaticano) a partecipazione più limitata, e disposta a mettere sul piatto soldi freschi. Molti soldi. Il problema, però, è che la disponibilità deve arrivare entro oggi, e si scontra con i vincoli anche temporali della finanza doltreoceano. Il fondo etico, però, è fra i 3-4 più importanti del mondo.
Maria Sorbi