Santiago, la fatica di un cammino che porta al cuore

Francesca Amé

«Lo straordinario risiede nel cammino delle persone comuni», scriveva Paulo Coelho negli anni Ottanta nel suo «Il cammino di Santiago». Chi scrive ha sempre pensato che il lungo itinerario che porta alla città spagnola dove, secondo la leggenda, sono sepolte le ossa di San Giacomo, fosse qualcosa di adatto a pochi meditabondi dai piedi buoni. A gente come lo scrittore brasiliano, che dall’esperienza lungo il sentiero dei pellegrini ha redatto un'affascinante parabola sulla necessità di trovare ciascuno la propria strada. La profusione di offerte nelle agenzie di viaggio, i forum on line e le tante persone (giovani) che in questi ultimi anni scelgono Santiago de Compostela come meta delle loro vacanze - meta faticosa fatta di lunghi cammini, di ospitalità semplice, di scarpe sfondate - sono stati un campanello d'allarme: il «campo delle stelle» (Compostela appunto) non è un posto per pochi, è lo straordinario delle persone comuni. Lo dimostra bene un'esposizione allestita negli spazi dell'Istituto Cervantes, in collaborazione con il Centro galego de arte contemporaneo di Santiago (fino al 15 luglio, in via Dante 12, ingresso libero dalle 16 alle 20 dal lunedì al venerdì). «Destinazione Santiago» s'intitola e illustra, grazie al lavoro di 17 artisti dediti alla fotografia e al video, la vitalità e la magia di un luogo che sin dal medioevo ha attratto pellegrini da ogni dove.
«Quando si va verso un obiettivo - è ancora Coehlo che stiamo citando - è molto importante prestare attenzione al cammino»: ecco, Santiago ha tanti cammini che portano al suo cuore, che oggi accoglie edifici fatiscenti e strutture moderne (come lo stesso Centro Galego). C'è il cammino francese, quello portoghese, la via dell'Argento e l'itinerario marittimo: sono tanti i turisti che, a piedi, percorrono uno dei percorsi che si snodano tra montagne e pianure per arrivare a quello che gli antichi chiamavano «finis terrae».
Santiago è infatti situata in un'area interna della costa nord-occidentale della Spagna, in Galizia, poco distante dall'istmo di Finisterre dove, prima della scoperta dell'America, terminava il mondo conosciuto. La leggenda vuole che le spoglie di San Giacomo siano arrivate miracolosamente via mare: di fatto, la storia insegna che, nonostante gli scontri avvenuti in Spagna dal medioevo fino al Cinquecento, Santiago è rimasto un luogo intatto, quasi sacro.
Gabriele Basilico, Monserrat Soto, Rubén Ramos Balsa hanno immortalato Santiago con il loro obbiettivo, altri artisti spagnoli esposti all'Istituto Cervantes hanno prediletto la ripresa video dove gli uomini e il paesaggio di questa città che sembra fuori dal mondo sono colti nella loro quotidianità.

C'è l'antico mercato del bestiame, la nuova facoltà di giornalismo, il quartiere degli studenti, affollato di turisti con lo zaino, e poi l'antica cattedrale, attorniata da edifici di epoche e stili differenti. Soprattutto c'è il cammino. Reso straordinario dalla presenza di persone comuni che, ogni anno, seguono l'Ovest, orientati dal sole di giorno, dalla Via Lattea di notte.

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