«Finora ho avuto responsabilità di governo, ora invece sono leader dell'opposizione e futuro presidente del Milan». Silvio Berlusconi si rilancia alla presidenza della squadra di cui è proprietario da cui si era dovuto allontanare, un paio di anni fa, con l'entrata in vigore della legge Frattini sul conflitto d'interessi. L'annuncio arriva dallo stesso ex presidente del Consiglio, a Napoli per un tour elettorale.
A chi gli chiede se questo vuol dire che Adriano Galliani si deve dimettere Berlusconi risponde che «quando si occupa una posizione di responsabilità e ci si dimette vuol dire che non si è sereni o non si è fatto il proprio dovere. Se Galliani deciderà così spetterà a lui. Farà le sue valutazioni ma so che ha la coscienza a posto». E sullo scandalo intercettazioni aggiunge: «Quello che spero è che la giustizia sportiva faccia velocemente il suo corso e decida in fretta. Se ci sarà una giustizia sportiva che decreterà penalizzazioni e retrocessioni io sarei pronto ad accettare un campionato con penalizzazioni e retrocessioni».
Lavventura di Berlusconi al vertice della società rossonera è cominciata venti anni fa. Era il 1986, quando il Cavaliere acquistò il club.Il 20 febbraio di quellanno il giorno dellacquisto, il 24 marzo il primo giorno da presidente. Una carica tenuta sempre con affetto e abbandonata quando la legge glielha imposto. Qualche mese fa il presidente del Consiglio uscente disse: «Fare il presidente del Milan è stato assolutamente divertente. La vita da presidente del Consiglio è veramente dura e di scarsissime soddisfazioni».
Berlusconi rientra nel mondo del pallone nel momento più delicato. Proprio ieri è stato il giorno delle repliche del ministro dellInterno. Allindomani della pubblicazione delle intercettazioni in cui Luciano Moggi e Franco Carraro citano Giuseppe Pisanu in relazione a manovre per il controllo della Federcalcio, sia l'ex ministro dell'Interno che l'ex presidente della Figc replicano duramente. Affermazioni «ironiche e paradossali», ha replicato ieri il ministro, che ha parlato anche di voci «irrilevanti» usate come «aggressione politica o abile depistaggio». Nella telefonata Carraro suggeriva che Pisanu sarebbe potuto intervenire per conquistare voti di club di serie C in vista delle elezioni federali «Non sono mai intervenuto - spiega Pisanu - né direttamente, né indirettamente per favorire alcuna candidatura alla Figc, organizzazione calcistica da me mai frequentata e lontanissima dalle mie passate responsabilità ministeriali. Mi chiedo chi, e a qual fine, sta cercando di accostare il mio nome a torbide vicende del calcio italiano. Aggressione politica o abile depistaggio?». Sicuramente, sottolinea l'ex ministro, «vi è la mano di qualche servitore disonesto dello Stato». Pisanu, che ha dato mandato ai suoi legali, si dice «non disposto a subire passivamente mascalzonate e tiri mancini e comunque farò tutto il possibile per allontanare la benché minima ombra dal mio limpido operato di ministro».
Deciso anche Carraro. «In merito alla telefonata intercorsa tra Moggi ed il sottoscritto del 3 febbraio 2005 desidero sottolineare come le mie affermazioni siano del tutto ironiche e paradossali». Moggi, prosegue l'ex numero uno della Fgi, «come è stato evidenziato da numerosi suoi colloqui telefonici pubblicati in questi giorni, all'epoca non mi considerava completamente lucido e disapprovava che all'elezione federale si arrivasse attraverso un accordo».
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