Sarte detenute, défilé oltre le sbarre

E alla fine in passerella sfilano i «gatti galeotti». La musica della pantera rosa, cappucci da Diabolik e intriganti modelle (rigorosamente taglia over 42) che fuggono al suono delle sirene. Ma ad arrivare non sono le auto della polizia, bensì gli applausi che premiano l’ironia e la creatività di una sfilata senz’altro originale. Per qualcuno la vera apertura della moda donna è proprio il défilé degli abiti creati dalle donne detenute. Quelle della Cooperativa sociale Alice, nata già nel 1992 a San Vittore «con l’intento di dare uno sbocco lavorativo alle persone precedentemente formate nei corsi di sartoria». Un’esperienza poi allargata anche al carcere di Opera con abiti confezionati per il Teatro Regio di Parma, la Sartoria Brancato, la Rai e le reti Mediaset. «La moda - spiega l’assessore Tiziana Maiolo, promotrice dell’evento -, non è solo un mondo patinato, ma riflette la società che è fatta anche di aspetti problematici, come il carcere. Con questa sfilata la creatività va al di là delle sbarre e dei muri». Ieri, dunque, al Four Seasons di via Gesù «I sogni scavalcano le mura e aprono infiniti orizzonti», la prima sfilata organizzata a di fuori delle mura di un carcere. Una ventina gli abiti della collezione, disegnata dalla stilista Rosita Onofri, tutti sui toni del nero, in jersey, cotone e lana con dichiarati richiami ad atmosfere parigine od orientali. Particolarmente applauditi gli ampi cappucci, i mantelli, le gonne a palloncino, i tessuti elasticizzati a evidenziare le forme. A bordo passerella anche il magistrato di sorveglianza. «Una bella iniziativa - le parole di Roberta Cossia -. Giusto investire molto in attività di formazione che possano essere praticate un giorno che le detenute tornino in libertà». Poi fa capire come sia fondamentale anche scegliere lavori interessanti.

«Spesso - aggiunge - è gente che ha maneggiato molti soldi, che ha spirito di iniziativa. Non si può limitarsi ad offrire loro le solite attività un po’ tristi. Intoppi? C’è anche chi ha condanne pesanti, ma fino a oggi nessuno».

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