Prima, nel disadorno contesto dellaula 10 dellAccademia di Brera dove gli sono stati consegnati il diploma «honoris causa» e il titolo di socio onorario, introdotto da un Dario Fo alquanto dimesso, ha tenuto una lezione per raccontare la malavita di Napoli con laiuto di Youtube: canzoni e video come «Il mio amico camorrista» di Lisa Castaldi o le serenate di Gigi DAlessio scritte da boss-poeti, pezzi di un mondo criminale che i neomelodici partenopei trasformano quasi in epopea, «una tragica esaltazione». Poi, alluscita da Brera, lo scortatissimo Roberto Saviano si toglie la toga di accademico e indossa quella di pubblico accusatore del governo.
Nellausterità dellinvestitura nel tempio dellarte nemmeno un accenno a Berlusconi, dallautore di Gomorra esce soltanto un grido dallarme per il rischio di infiltrazioni mafiose nei cantieri dellExpo 2015 come nella ricostruzione in Abruzzo. Invece nelle chiacchiere informali davanti alle telecamere, il promotore dellappello contro il ddl sul processo breve se la prende con lesecutivo Berlusconi. «Sono quasi certo che gli italiani non permetteranno il cambiamento della Costituzione», dice replicando al premier. «Maroni nel Casertano ha fatto quello che nessun altro governo ha fatto, ma siamo solo allinizio del lavoro», ha puntualizzato rivolto al Viminale. «La professionalità ha la priorità nellequilibrio del silenzio, ma la luce spesso salva i processi», ha mandato a dire al guardasigilli Alfano che vuole magistrati al lavoro e non ai convegni.
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