Lo schianto dei quattro giovani «Perché non c’erano protezioni?»

LodiSembrava dovesse essere una serata perfetta: metà passata davanti alla televisione per rilassarsi un po', l'altra metà, una volta riprese le forze, tra musica e compagnia. Ma per quattro giovani amici è stata la nottata della morte. Sabato appena dopo le 23.30, hanno perso la vita sulla tangenziale di Lodi all'altezza di San Grato andando a impattare contro un pilone d'acciaio che sostiene la segnaletica stradale. Mentre un loro amico è ricoverato in prognosi riservata all'ospedale Maggiore di Lodi.
A perdere la vita Daniele Ferrari, 19 anni, di Montanaso Lombardo, alle prime lezioni di università, Marco Zoccolanti, 19 anni e Matteo Biagi, 21 anni tutti e due studenti di Melegnano e Christian Carpene, 18 anni residente a Castelseprio, nel varesotto, ma molto spesso a Montanaso Lombardo a casa di Daniele perché il padre, da qualche tempo, era il compagno della madre di Daniele. Mentre in Rianimazione lotta per la vita Matteo V., diciannovenne di Melegnano, studente come gli amici. Appena finita Inter-Juventus gli amici vanno in un bar di Melegnano. Sono le 23.10 quando si muovono dal sud Milano in direzione Lodi. Sono ancora sulla statale via Emilia quando, appena dopo la Iveco, superano un'auto. Poi un testimone, dietro di loro, vede la Fiat Bravo sulla quale viaggiano attraversare all'impazzata tre corsie. Dalla terza alla prima per cercare di imboccare la rampa che dà ingresso alla città bassianea, invece di proseguire diritto per San Colombano. Certamente una decisione presa troppo tardi: l'impatto contro il pilone è inevitabile e «violentissimo», come verrà descritto nella relazione del vicecomandante provinciale dei vigili del fuoco di Lodi Massimo Stucchi. I militari indicano nel loro report anche la forte velocità come concausa, unita al fondo stradale sdrucciolevole.
Christian, seduto sul sedile posteriore, è talmente incastrato nelle lamiere che, nei primissimi istanti, i vigili del fuoco vedono solo tre persone morte e una quarta, il diciannovenne Matteo, gravemente ferita. Lui no. La statale via Emilia viene chiusa per 2 ore e mezza. L'auto si è accartocciata su se stessa. Ma il pilone rimane intatto. Come non fosse stato scalfito da nulla. Proprio per questo, adesso i parenti delle vittime si chiedono come mai non ci fossero quantomeno new jersey riempiti d'acqua, come accade spesso in questi casi, che avrebbero potuto assorbire parte dell'urto contro un ostacolo tanto pericoloso. Per il giovane Matteo è una corsa contro il tempo. Viene ricoverato di corsa in Rianimazione. E fino a ieri sera le sue condizioni di salute erano stabili.
Tutti piangono i giovani morti, conosciuti come bravissimi ragazzi dai sani princìpi. Politici e parroci di Montanaso Lombardo e di Melegnano, appena hanno saputo, sono andati nelle case delle famiglie colpite che si sono chiuse nel più stretto riserbo: troppo il dolore per la perdita di bravi figli, per di più mentre si stanno aprendo al mondo.

Luca Ferrari, sindaco di Montanaso sottolinea: «La famiglia Ferrari non ha più nemmeno la forza di parlare», Vito Bellomo, sindaco di Melegnano rimarca: «Tragedie queste che non vorremmo vedere più».
Sui fatti indaga il pubblico ministero Paolo Filippini per la procura di Lodi.

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