Schiava dei rom: picchiata e stuprata

La favelas dietro il metrò di Bisceglie. In carcere gli aguzzini

Per lei era stata una piacevole, vecchia conoscenza che, rispolverata dopo tanto tempo, in un momento di crisi professionale, avrebbe potuto trasformarsi in una stabile amicizia. Niente di più. Capita che due connazionali, anche se entrambi in terra straniera - nel nostro caso Viola, una 40enne romena con un lavoro stabile appena perso per un taglio di personale ma con la fedina penale immacolata e Adrian, un rom 33enne della stessa etnia, ma con precedenti per furto e rapina e residente in una baraccopoli abusiva - non abbiano nulla da spartire. E se è legittimo che lui ci provi in un momento in cui la donna, improvvisamente disoccupata, è più vulnerabile del solito, è altrettanto sacrosanto che lei gli risponda picche. Peccato che Adrian Florean sia proprio quel tipo d’uomo, lontano anni luce, per intenderci, dalla figura del gentleman. E quando Viola gli ha detto che proprio non era cosa, lui da suadente scrittore di dolci sms si è trasformato in un animale violento. Che non ha esitato a obbligarla (con i mezzi che possiamo immaginare) a seguirlo nella sua tana in lamiera in un insediamento rom dietro la stazione del metrò di Bisceglie dove l’ha tenuta segregata sette giorni e sei notti, picchiandola selvaggiamente e, naturalmente, abusando di lei. Quand’era stanco la obbligava a fargli da schiava e a cucinare. E se Viola non fosse riuscita a fuggire, grazie a un caso fortuito creato involontariamente dallo stesso Adrian, chissà che fine avrebbe fatto.
Adesso Adrian e Romel Lazar, il suo complice 40enne nonchè cognato, sono in carcere. A farceli finire sono stati, come sempre, gli investigatori, diretti dal vicequestore Alessandra Simone, della quarta sezione della squadra mobile che si occupano di violenze sessuali e maltrattamenti in genere e che da anni ormai risolvono anche i casi più impossibili. «Stavolta, in un certo senso, siamo stati fortunati, anche la vittima lo è stata - spiega Francesco Messina dirigente della Mobile -. Viola, che durante la sua permanenza nella baracca, era stata curata e soccorsa da una donna rom impietositasi dalle sue urla di dolore e dalle tumefazioni che le sfigurano il volto e il corpo. La rom le aveva confidato che, se fosse riuscita a fuggire, poteva rivolgersi a una comunità laica che aiuta le donne in difficoltà.
E così Viola ha fatto. Mercoledì, quando il suo aguzzino e il suo carceriere, Adrian e Lazar, ubriachi come sempre, se le erano date di santa ragione e il primo si era rotto la mascella. Adrian, infatti, aveva obbligato Viola ad accompagnarlo a un pronto soccorso e lei, davanti alla metropolitana di Bisceglie, nonostante riuscisse appena a camminare, se l’è svignata e ha raggiunto la comunità «Casa della donna».

Da lì ha chiamato la polizia e ha raccontato tutto il suo calvario.
Gli investigatori prima hanno catturato Lazar alla baraccopoli, poi hanno preso Adrian, ricoverato al San Carlo. E Viola? È anche lei in ospedale, in prognosi riservata, ma viene curata e se la caverà.

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