La cosa strana, al netto del marcio, è che la partita l’hanno pure vinta. Provateci, con un centrocampista che «barcollava come fosse ubriaco e parlava con molta difficoltà», un difensore che «per indossare le calze ci ha messo più di dieci minuti», e un attaccante che «continuava a camminare negli spogliatoi con la valigia, senza sapere cosa stava facendo». E non che la panchina offrisse di meglio. Ci ha pensato, il mister. Ma quando ha chiesto all’ala di scaldarsi, l’esterno si è alzato ma «in uno strano stato di euforia, continuavo a ridere da solo senza alcun motivo». Eppure è finita 2 a zero, anche se doveva andare in un altro modo. Perché quello fra Cremonese e Paganese - girone A di lega Pro - è il match «avvelenato». È l’incontro del the corretto alla benzodiazepina. Letteralmente drogato, secondo l’accusa, dal portiere Marco Paoloni. Uno di quelli su cui la banda aveva puntato.
Soprattutto, quello da cui l’intera inchiesta sul calcioscommesse è iniziata. Una domenica surreale, vista con gli occhi (annebbiati) di chi è sceso in campo. I giocatori della Cremonese raccontano agli agenti della squadra mobile le stranezze di quel 14 novembre. Vertigini, gambe molli, ricordi avvolti nella gelatina, gente che ciondola per il terreno di gioco. E hai voglia a chiedere lumi al fisioterapista, appisolato a bordo campo che «mi ricordo solo di aver attivato il mio cronometro al fischio di inizio, e poi nient’altro». Sì, ma la partita? «Me l’hanno raccontata. Sembra paradossale ma sino alla sera tarda non sapevo neanche il risultato, me l’hanno detto al telefono dopo che mi sono svegliato da un lungo sonno». Peccato che Redouane Zerzouri, quel giorno, fosse tra i convocati.
Un pomeriggio assurdo. Qualcosa di comico, se non fosse che alle spalle c’è un giro di scommesse illegali, che in 16 vengono arrestati, e che uno degli atleti della Cremonese si schianta con l’auto stordito dagli psicofarmaci. Un pomeriggio che inizia come tanti altri, con il ritiro all’hotel Sporting Sant’Albano, e finisce con una visita al pronto soccorso, sotto la voce «intossicazione». Tocca a Carlo Gervasoni, professione stopper. Il difensore segue il rituale. Pranzo con pasta in bianco, bresaola e fetta di crostata. Poi arriva allo stadio, entra negli spogliatoi e si prepara. Si versa un bicchiere di the, ma «dopo una decina di minuti ho iniziato ad accusare un intenso calore». Entra in campo, zavorrato da «una sensazione di stordimento e difficoltà motoria». Gioca tutta la partita, eppure «non ricordo alcun particolare della mia prestazione». Intorpidito, si fa la doccia, si cambia e prende l’auto per tornare a casa. All’altezza di Casei Gerola si «dimentica» di frenare e va sbattare contro la Bmw che lo precede. Per fortuna, ne esce illeso.
Niente incidenti per Zerzouri, se non quegli «strani sintomi tipo giramenti di testa e uno strano stato di euforia». Ride, l’esterno, e non sa perché. «All’inizio del secondo tempo, il mister mi ha chiesto di iniziare il riscaldamento». Dura poco. L’allenatore guarda allibito il suo giocatore che si trascina a bordo campo. E lo fa risedere in panchina. Così prova con Marco Tacchinardi, centrocampista. Va un po’ meglio, ma mica tanto. Tacchinardi entra al ventesimo della ripresa, ma la testa gira e la concentrazione è pari a zero. «Non riuscivo a coordinare i movimenti e della partita non ricordo nulla».
Il 2 a 0? «L’ho saputo la sera da mia moglie, durante la cena». Insomma, una mezza ecatombe. C’è Roberto Colacone, attaccante, che dopo il match è in auto con il padre, lo fa accostare e vomita sulla tangenziale di Milano. O Filippo Sambugaro, centrocampista, che negli spogliatoi si sente male ma gli tocca fare la fila in infermeria perché i due fisioterapisti e il medico sociale «erano già impegnati nel valutare situazioni similari accusate da altri miei colleghi di squadra». C’è chi non riesce a infilarsi le mutande, chi resta sotto la doccia mezz’ora come narcotizzato, chi si sdraia sul lettino a farsi provare la pressione, chi va a casa per guardarsi il derby fra Inter e Milan e si abbiocca sul divano neanche fossero sei atti di teatro kabuki.
È solo Cremonese contro Paganese, ma è un tappo che salta. Perché dopo la partita arrivano le denunce, gli interrogatori e l’inchiesta. E il marcio viene a galla.
Anche Paoloni viene sentito dalla polizia. Lui, che quella partita avrebbe provato a condizionarla con qualche goccia di Lormetazepam.
«Ricordo che facevo fatica a parlare e provavo una stanchezza insolita - dice - ma non ho chiesto di essere sostituito perché il malessere andava e veniva». Insomma, anche lui intossicato dalla benzodiazepina. La Procura non gli crede. Il suo verbale è del 26 gennaio. Meno di cinque mesi dopo, il portiere con più debiti che parate finisce in carcere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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