Roma«Fascisti». Una parola sola, ma bella pesante. È quella che fa litigare il ministro degli Esteri, Franco Frattini, con mezzo Pdl; quella parte che, contrariamente a lui, vede come il fumo negli occhi lappoggio (pieno come vorrebbe linquilino della Farnesina o almeno esterno) al probabile prossimo governo Monti.
«Fascisti». Così Frattini avrebbe etichettato gli ax An rimasti nel Pdl oggi ostili al governo tecnico in un «fuori onda» origliato dal giornalista di unagenzia. Frattini stava sfogandosi con i suoi collaboratori a margine di un convegno alla Camera: «È bastato che crollasse tutto che questi fascisti sono tornati fuori: già ci hanno fatto rompere con Fini, e adesso provano di nuovo a mandare tutto allaria...», avrebbe detto Frattini. Che poi avrebbe provato a smentire usando come alibi il suo tradizionale aplomb: «Mi spiace che mi siano state attribuite frasi certamente travisate, non corrispondenti al mio pensiero e al mio usuale modo di esprimere pubblicamente la mia opinione».
Peccato che a stretto giro il giornalista-testimone confermi la sua versione dei fatti. E peccato che, nel frattempo, si assista allo scatenarsi di una bufera politica della quale certo non si sentiva il bisogno. «Frate chi? Non lo conosco. Chi è, un militante del Manifesto?», lacida risposta di Ignazio La Russa, che fa riferimento ai primi passi giornalistici di Frattini nel quotidiano comunista. La Russa è tra i più accesi sostenitori della necessità di andare alle urne evitando il coinvolgimento in qualsiasi esecutivo raffazzonato, come del resto Giorgio Holzmann, deputato del Pdl di estrazione aennina, che ricorda: «Frattini, che accusa quelli che lui definisce fascisti di ogni colpa, compresa quella di avere indotto la rottura tra Fini ed il Pdl, è lo stesso ministro degli Esteri che qualche mese fa si è recato alle Camere per rendere pubblico un fascicolo riguardante il famoso immobile di Montecarlo e la nebulosa vicenda di società off-shore».
Silvio Berlusconi difende Frattini ricorrendo alla mozione dei sentimenti: «Ha iniziato la sua carriera politica in Forza Italia dopo le dimissioni, caso unico nel recente passato, dal governo Dini che da tecnico si era trasformato in politico. Alcune ricostruzioni pubblicate questa mattina (ieri mattina, ndr) perciò contrastano con la verità e con la storia di un esponente del nostro partito a me sempre leale nella politica e nel governo», fa sapere il premier in una nota definita «generosa» da Francesco Storace, leader della Destra. Mentre Mario Landolfi smonta ogni equazione: «Non esistono più gli ex qualcosa ma esistono i parlamentari del Pdl che legittimamente coltivano idee diverse rispetto allatteggiamento da assumere il giorno dopo le dimissioni del presidente Berlusconi. Tanto è vero che vi sono esponenti come Alemanno favorevole a Monti e ministri come Brunetta, Romani, Sacconi e Rotondi ferocemente contrari. Li iscriviamo tutti al Fascio?». Nel Fli invece è lora di togliersi qualche sassolino dalle scarpe: «Oggi gli ex colonnelli della ex Alleanza nazionale - scrive Il Futurista, web magazine vicino a Gianfranco Fini - si ritrovano ai margini di quello che pensavano fosse il loro partito, additati come fascisti dai loro stessi colleghi».
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