Giannino della Frattina
Ore decisive per il destino della Sea. E per le grandi opere (linea 4 della metropolitana, canale scolmatore di Niguarda, Città delle culture) che la giunta Albertini vorrebbe finanziare con gli almeno 600 milioni di euro della privatizzazione. Ieri mattina il dibattimento alla Camera di consiglio del Tar Lombardia sul ricorso presentato dalla Provincia di Milano che ha chiesto la sospensiva della gara per la vendita del 33 per cento del Comune (azionista con l84,56). Ma per conoscere la sentenza bisognerà attendere fino a oggi, giorno in cui sarà depositata lordinanza che dovrà accogliere o respingere il ricorso di Palazzo Isimbardi azionista, a sua volta, con il 14,56 per cento. Una guerra di trincea, dunque, quella fra i palazzi della politica milanese. Arrivati, ormai, alla resa dei conti. Dalla decisione di oggi, infatti, dipenderà la riapertura della gara per assegnare il pacchetto ora nella cassaforte di Palazzo Marino o un rinvio della decisione che renderà praticamente impossibile la vendita. Almeno nellera Albertini.
«Durante il dibattimento - spiega Riccardo Maia, dello studio Angiolini, legale rappresentante della Provincia - i rappresentanti del Comune nostri avversari hanno fatto valere lesigenza di procedere alla vendita. Un argomento che, almeno dal punto di vista giuridico, a noi sembra poco significativo e pregnante. Ci hanno praticamente definiti sabotatori. Nessun sabotaggio, chiediamo solo che venga rispettata la legge». Un «atteggiamento singolare», secondo Maia, quello di Palazzo Marino che «in maniera del tutto opaca ha aperto e richiuso i termini della gara tra il 21 e il 24 febbraio», ovvero «nellintervallo tra il ricorso della Provincia e il pronunciamento del Tar». Perché - chiede il legale - il Comune riapre i termini, senza avvisare nessuno se non le quattro società già qualificate «e perché la richiude alle ore 14 del 24 febbraio e questo senza che tra il 21 e il 24 sia intervenuta nessuna novità?».
Una guerra a tutto campo. Dato che oltre che sulla vendita contestata, Comune e Provincia non sono daccordo sulla decisione presa in assemblea dallazionista di maggioranza di distribuire un maxidividendo da 200 milioni di euro. Una scelta che, secondo la Provincia, altro non è che uno sconto di 70 milioni praticato all'eventuale vincitore dell'asta.
In caso di rigetto del ricorso da parte del Tar milanese, però, loperazione voluta dal Comune potrebbe subire un nuovo ostacolo.
Alla «decisione della magistratura» si rimette anche il presidente della Provincia Filippo Penati. «Non ho dubbi - spiega - che sarà un pronunciamento giusto, aspettiamo il giudizio del Tar con grande serenità».
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