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Sempre meno omicidi in Italia E ora siamo ultimi in Europa

da Milano

Cresce l’inflazione, salgono bollette e prezzi di alimentari, benzina alle stelle e tariffe varie. Eppure qualcosa, a dispetto dei luoghi comuni, è diminuita. E non si tratta di materia da sottovalutare: in Italia il numero degli omicidi è in calo ed è più basso rispetto al resto dei grandi paesi europei. Una bellissima «maglia nera», la Penisola si è fatta un po’ meno violenta. Almeno nelle sue iperboli. Questo non significa che mafia, camorra e ’ndrangheta abbiano messo le loro armi a tacere, nè che la criminalità varia sia improvvisamente stata debellata ma certo è - stando ai nuovi dati forniti dal Censis - che nel nostro Paese le vere emergenze, in materia di sicurezza, oggi sono altre. Per quanto diminuiscano i delitti negli ultimi anni è cresciuto il senso di insicurezza percepito dai cittadini. Colpa della microcriminalità, dell’aumento di furti, rapine, scippi ed estorsioni. Violenze sessuali, fuori dalle mura domestiche. Insomma i cosiddetti reati da strada.
Gia il rapporto presentato lo scorso anno dall’allora ministro dell'Interno Giuliano Amato, evidenziava come il numero delle morti violente fosse in fase calante.
L'omicidio, tra l’altro - dicono le statistiche - si distribuisce in modo non uniforme sul territorio. Nel sud-isole il tasso è in tutta la serie storica molto più alto rispetto al centro-nord. Per quanto riguarda i furti, invece, per quantificarli bisogna tenere conto dei reati non denunciati. Nel 2006, i borseggi denunciati (circa la meta secondo l’Istat rispetto a quelli perpetrati) furono oltre 156 mila.
Sulla scorta delle cifre fornite ed elaborate dal Censis, gli omicidi sono passati da 1.042 casi nel 1995 a 818 nel 2000, fino a 663 nel 2006, il che equivale a un «meno trentasei per cento» nel giro di undici anni. Sono molti di più negli altri grandi Paesi europei, dove pure si registra una tendenza alla riduzione: 879 casi in Francia (erano 1.336 nel 1995 e 1.051 nel 2000), 727 in Germania (erano 1.373 nel 1995 e 960 nel 2000), 901 casi nel Regno Unito (erano 909 nel 1995 e 1.002 nel 2000).
Spicca un altro elemento che riguarda le grandi città. Rispetto alle capitali europee, nelle «omologhe» italiane si registra un numero minore di delitti. A Bruxelles ce ne sono stati 33, 35 ad Atene, 46 a Madrid, 50 a Berlino, 169 a Londra, che aveva toccato un picco nel 2003 con 212 omicidi. Palma per la sicurezza va a Parigi, dove nel 2006 si sono verificati solo 29 omicidi, drasticamente diminuiti dai 102 che c’erano stati nel 1995.
«Gran parte dell’impegno politico degli ultimi mesi è stato assorbito dall’obiettivo di garantire la sicurezza dei cittadini rispetto al rischio di subire crimini violenti», osserva Giuseppe Roma, direttore generale del Censis, commentando i dati.
«Tuttavia, se si amplia il concetto di incolumità personale - spiega - e si considerano i rischi maggiori di perdere la vita, risalta in maniera evidente la sfasatura tra pericoli reali e interventi concreti per fronteggiarli.

Il luogo di lavoro e la strada mancano ancora di presidi efficaci per garantire la piena sicurezza dei cittadini, e spesso si pensa che perdere la vita in un incidente stradale sia una fatalità. I dati degli altri Paesi europei dimostrano che non è così».

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