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Sequestro lampo di un imprenditore nel lecchese, l'accusato resta in carcere

Il dip conferma la detenzione per Piatti, il trentunenne milanese che, per costringere l'imprenditore a pagargli alcune forniture, il 16 novembre scorso lo aveva chiuso in un appartamento chiedendo 80mila euro. Il suo legale: «Non è un criminale, era disperato»

Resta in carcere Rosario Piatti, il 31enne milanese arrestato per il sequestro lampo dell'imprenditore Sergio Degiorgi, avvenuto la mattina del 16 novembre scorso. Lo ha deciso il Giudice per le indagini preliminari di Lecco, che ha confermato il provvedimento preso dal collega di Monza. I carabinieri del Nucleo Operativo di Merate hanno dato esecuzione alla rinnovata ordinanza di custodia cautelare consegnando il provvedimento all'uomo detenuto a Monza con l'accusa di sequestro di persona in concorso e lesioni personali in concorso. Resta ora da capire se il magistrato lecchese rinnoverà nei suoi confronti anche i «fini estorsivi» del rapimento, restituendo il fascicolo alla Dda milanese, oppure se si allineerà alla derubricazione del reato fatta dal collega monzese in sequestro di persona per esercizio arbitrario delle proprie ragioni. «Nelle 30 pagine della sua ordinanza il Gip di Monza ha puntualmente spiegato e in maniera documentale le ragioni della decisione di questa derubricazione - dice Marco Rezzonico, uno dei due legali dell'arrestato -. La stessa Dda di Milano si era resa conto che non c'era la volontà di mettere in atto un sequestro in stile "Anonima sarda", giusto per capirci». Secondo quanto emerse a suo tempo, Piatti da almeno un anno reclamava il pagamento di alcune forniture all'azienda di Degiorgi (residente ad Almenno San Salvatore, nella bergamasca). Non riuscendovi decise di passare alle manieri forti e con l'aiuto di due complici, ancora sconosciuti, lo prelevò mentre usciva dalla Eletecno di Robbiate per portarlo in un appartamento di Pioltello, nel Milanese, e contattare un socio del prigioniero per farsi consegnare il denaro. Pretesa iniziale 150mila euro, scesa a 80mila. La cosa fu però segnalata ai carabinieri che prepararono la trappola, scattata nel primo pomeriggio, attorno alle 15, al momento del pagamento a Ronco Briantino grazie anche all'intraprendenza del consulente aziendale Antonio Crea. Il 31enne fu bloccato dopo un inseguimento degno dei film all'americana con speronamento delle Gazzelle dei carabinieri e conclusosi a Carnate. L'avvocato Rezzonico tiene a sottolineare che «non stiamo parlando di un delinquente, ma di un piccolo imprenditore disperato che ha messo in essere un tentativo di recuperare i suoi soldi e si è ritrovato in carcere». La prossima settimana il legale depositerà al tribunale del Riesame la richiesta di concessione degli arresti domiciliari e «allo stesso tempo terminerò un'attività investigativa per la verifica su movimenti e vari episodi della Eletecno.

Unico motivo per cui Rosario Patti resta in carcere è la mancata individuazione dei due complici».

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