Sergio Mendes, bossa nova con brio

Dagli anni ’50 in poi, una fetta importante della musica brasiliana è stata irreversibilmente contaminata dalla influencia do jazz che, grazie a Tom Jobim, Joao Gilberto, Elis Regina e Stan Getz, si è iscritta nel Dna della bossa nova. Tra i suoi esponenti, un piccolo posto d’onore va senz’altro al compositore pianista Sergio Santos Mendes, classe 1941, anch’egli frequentatore della grande Casa Jobim che ospitava il meglio della nouvelle vague brasiliana di quegli anni. Mendes aveva poco più di 20 anni quando incise il primo album con il Sextetto Bossa con cui girovagava per l’Europa e gli Stati Uniti. Ma il suo nome si iscrisse definitivamente nella storia dopo l’incisione con i Brasil ’66 del singolo Mas que nada, brano divenuto standard jazz e dunque interpretato da musicisti di ogni latitudine. L’artista, che questa sera si esibisce sul palco del Latinoamericando, proseguì il suo percorso mescolando le solarità tipicamente carioca al funky e alla dance oltre che al jazz e, proprio negli ultimi anni, è ritornato alla ribalta con il suo album Timeless, che comprende collaborazioni con artisti del calibro di The Black Eyed Peas, Erykah Badu, Black Thought, Chali 2na, India.Arie, John Legend, Justin Timberlake, Q-Tip, Stevie Wonder e Pharoahe Monch.

Mendes, che ha tra l’altro collaborato all'album di Jovanotti «Safari», proporrà questa sera, oltre ai suoi classici, anche i brani del suo ultimo album, «Encanto», anticipato dal singolo Funky Bahia, già in onda su tutte le radio italiane e in cui presta la sua voce il rapper Will.i.am.

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