Serialità

Tra realtà e fiction: in streaming ritornano le storie di American Crime Story

Dal genio che c'è dietro American Horror Story arriva una serie che racconta fatti realmente accaduti. Le prime tre stagioni di American Crime Story sono su Disney+

Tra realtà e fiction: in streaming ritornano le storie di American Crime Story
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Ci sono tanti fatti di cronaca che nel tempo hanno avuto un grande impatto nella cultura popolare e che, attorno a loro, hanno creato un chiacchiericcio sia da parte dell’opinione pubblica che da parte della stampa. Molti di questi hanno avuto una tale valenza che sono stati fonte di ispirazioni per libri, approfondimenti, inchieste giornalistiche e, ovviamente, film e serie tv. C’è una serie in particolare che, affondando a piene mani nella cultura popolare moderna, ha raccontato a episodi alcune delle inchieste mediatiche più celebri del nostro tempo. Stiamo parlando di American Crime Story. Lo show di Ryan Murphy, noto sceneggiatore e regista, è stato uno dei pochi che ha saputo romanzare con un pugno fermo e deciso fatti realmente accaduti e che, per l’appunto, hanno infiammato le platee televisive. Sono tre le stagioni di American Crime Story che sono state prodotte dal 2016 ad oggi, e dal 25 gennaio, dopo una breve latitanza dagli schermi, tornano in streaming su Disney+.

È una serie che si finge un documentario ma, allo stesso tempo, è anche una ricostruzione fedele della nostra società che viene "riletta" attraverso un caso di cronaca o un "intrigo politico". Proprio per questo la serie di American Crime Story – nata da una costola di American Horror Story – ha trovato successo. Anche se la critica non sempre ha apprezzato la visione proposta da Ryan Murphy, resta comunque un progetto di alto profilo che unisce la narrazione di una fiction a una fotografia della realtà.

Dal caso di O.J. Simpson a Bill Clinton

Ogni stagione racconta una storia diversa dalle altre. Cambia il cast, la location e persino l’epoca storica. Si comincia con il caso di O.J. Simpson. Lui è un attore ed ex giocatore di football americano statunitense. Considerato uno dei più grandi giocatori nella storia del football, tanto da essere stato inserito nella Pro Football Hall of Fame. È stato al centro di uno dei più famosi casi di cronaca nera degli anni ’90. Fu accusato di aver ucciso l'ex moglie Nicole Brown e l’amico Ronald Goldman, venendo poi assolto. Nel 2008 è stato condannato a trentatré anni di carcere (dei quali nove senza libertà vigilata) per rapina a mano armata e sequestro di persona. La seconda stagione si focalizza invece sulla morte di Gianni Versace, l’amato e indimenticato stilista italiano. La mattina del 15 luglio 1997 Versace venne assassinato con due colpi di pistola sugli scalini della propria abitazione a Miami Beach. Dell'assassinio fu incolpato Andrew Cunanan, un tossicodipendente, dedito alla prostituzione, sospettato di aver assassinato in precedenza altre persone, e per questo da tempo ricercato. La stagione più recente, andata in onda nel 2021, ricostruisce le luci e ombre dell’impeachment (mai formalizzato) a Bill Clinton. E, in particolar modo si focalizza sul Sexgate e la relazione proibita tra l’ex presidente degli Stati Uniti e la stagista Monica Lewinsky. Il caso, che è stato di risonanza mondiale, ha fatto trenare le mura della Casa Bianca.

Una serie che colpisce e… stupisce

Di certo, non è facile raccontare una storia vera e amalgamare i fatti secondo i prismi e gli schemi di una serie tv. L’imparzialità, è quello l’ingrediente fondamentale. E infatti, il buon Ryan Murphy, documentandosi a fondo sulla questione, romanza i fatti realmente accaduti con il suo stile unico e inimitabile, ma non prende le parti di nessuno. Né della vittima e né dell’accusatore. E la serie tv piace proprio per questo motivo. American Crime Story prende spunto dalla realtà e la racconta senza troppi giri parole, scendendo a fondo e facendo emergere un ritratto amarissimo del mondo che abbiamo vissuto e di ciò che potremmo vivere in un immediato futuro. È una serie cruda, senza vinti né vincitori e da un finale già scritto, eppure colpisce per il suo essere un po' fiction e un po' documentario. Resta lo stile e la poetica più pura di Ryan Murphy ma, allo stesso tempo, emerge una foto oscura e poco perbenista della società americana, qui sull’orlo del baratro e minata da una giustizia che – purtroppo – non fa il suo corso.

Attori di "grido" per una storia in bilico tra realtà e follia

A una vicenda accattivante è stato affiancato un cast di tutto rispetto per dare vita a tutte le “incarnazioni” della storia crime americana. E, di fatto, è il particolare che più di tutti ha premiato la serie tv. Ad esempio è Cuba Gooding Jr che presta il suo volto per O.J. Simpson. Nella prima stagione spunta in un ruolo (anche se un po' marginarle) il mitico John Travolta e David Schwimmer, ex volto di Friends. Nel secondo capitolo, quello dedicato a Gianni Versace, primeggia una raggiante Penelope Cruz nel ruolo di Donatella, appare anche Richy Martin e Darren Criss è Andrew Cunanan. Ma non è tutto. Bill Clinton nella stagione tre è interpretato da irriconoscibile Clive Owen e la giovane Beanie Felstein è Monica Lewinsky.

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Il successo con una pioggia di critiche

Una serie del genere, però, non poteva essere esente da critiche feroci. Più di tutte, sia dalla stampa che dal pubblico, sono arrivate per la seconda stagione di American Crime Story. La serie, presentata come uno sguardo algido sulla vita dei Versace, alla fine non ha mostrato nulla di tutto questo. Anzi, Gianni appare molto poco, tranne in due episodi, e la storia di focalizza di più sulla vita del giovane killer, preferendo un ritratto cupo e tenebroso di una personalità disturbata. Murphy si è difeso bene, affermando che la scelta è stata voluta perché, per ricostruire la vicenda, il regista si è ispirato a Il caso Versace di Maureen Orth, biografia in cui si approfondiva in maniera ossessiva la vita del killer di Gianni.

Cosa c’è dietro il fenomeno di American Crime Story?

Che sia un successo è un dato di fatto, ma c’è altro dietro la realizzazione della serie tv. Nata come spin-off della ben più celebre American Horror Story – oggi in onda con la stagione numero 11 - American Crime Story risponde a un’esigenza da parte del pubblico di conoscere, con uno sguardo del tutto inedito, alcuni degli eventi che hanno plasmato la cultura pop di oggi. E’ inevitabile ma è così. Raccontare fatti realmente accaduti con l’ausilio della fiction fa gola a molti. Con questo escamotage c’è la possibilità di scendere nei dettagli e regalare una visione d’insieme alla vicenda.

Dal punto di vista televisivo, invece, la serie è nata da un altro tipo di esigenza: ovvero cercare di raccontare qualcosa di nuovo in un panorama che chiede sempre di più.

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