La sfida dei barboni nella città gelata «La strada? È più pulita dei dormitori»

Dalle 21 alle prime ore del mattino. Una notte insieme ai clochard di Milano per incrociare gli sguardi di chi dorme dentro un sacco a pelo, avvolto da lenzuola di cartone. Per accorgersi che c’è un mondo che li aiuta ogni sera, portando bevande calde, coperte, indumenti e parole di conforto. Cominciano a muoversi quando scende il buio e la gente «normale» rientra a casa, prendono i loro stracci, sacchetti, giornali accatastati in un angolo e aspettano che anche gli ultimi curiosi li lascino in pace per costruire la loro casa. Dalle 21 alle prime ore del mattino, il viaggio comincia in corso Vittorio Emanuele, prosegue per le vie centralissime della città e finisce alla Stazione Centrale dove un ragazzo romeno in coma etilico ha rischiato di morire per il freddo ed è stato salvato solo grazie alla segnalazione di una tassista, all’intervento degli agenti dei Blue Berets e del 118. E però, il gelo di questi primi diciotto giorni di inizio anno non è sufficiente per convincere i clochard a trovare un rifugio sicuro in un dormitorio. Per quanto i volontari della Fondazione Fratelli di San Francesco così come quelli dei City Angels insistano per portarli in un centro di accoglienza, la loro risposta è sempre un no.

«Piuttosto che andare lì, muoio di freddo - dicono dai loro sacchi a pelo -. Almeno la strada è pulita, là invece è uno schifo. Pieno di tossici, alcolizzati e ladri. Devi stare sempre con un occhio aperto, altrimenti la mattina non ritrovi nemmeno le scarpe».

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