Sfilano 3 studenti su 100 Ma con prof e genitori l’Onda paralizza la città

Ufficialmente doveva essere il «No Gelmini day» e il quarantesimo anniversario della strage di Piazza Fontana. Ufficiosamente nelle ragioni della protesta degli studenti di ieri mattina, è finito di tutto e di più: slogan sulla Finanziaria, contro Berlusconi e Tremonti, contro i ragazzi di Cl della Statale. È stato scomodato persino il cardinale Tettamanzi al quale i manifestanti hanno espresso tutta la loro solidarietà dopo gli attacchi del Carroccio. Erano solo cinquemila, tre su cento, ma il risultato non è cambiato: una città paralizzata dalle nove fino alle prime ore del pomeriggio, scritte sui muri e qualche attimo di tensione quando un gruppetto ha lanciato petardi e vernice contro un gazebo della Lega. Insieme all’«Onda», si sono uniti anche i cortei dei lavoratori del pubblico impiego in sciopero generale (70mila i partecipanti), docenti, universitari, rappresentanti sindacati e delle istituzioni politiche cittadine che hanno concluso la mobilitazione con un comizio in piazza del Duomo. In strada, c’era persino un gruppetto sparuto di genitori di un liceo milanese che ha deciso di marciare verso il provveditorato al posto dei figli. Che invece di impugnare striscioni e megafoni, erano sui banchi di scuola a studiare. «Questioni di scelte», raccontano le mamme.

Ad incitare i giovanissimi, anche i capipopolo del centro sociale «Cantiere», gli stessi che qualche settimana fa in una manifestazione erano finiti in cella di sicurezza per tafferugli e scontri con le forze dell’ordine.

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