Sgominata la gang delle canne mozze

Supermercati, agenzie di scommesse, istituti bancari, panetterie, farmacie, negozi di giocattoli. Andava bene tutto al gruppo di 14 rapinatori, tra i 29 e i 50 anni, divisi in due grosse batterie - e in alcuni casi legati da rapporti di parentela - arrestati ieri dalla quinta sezione, l’antirapine della Squadra mobile, guidata da Marco De Nunzio.
Quasi tutti siciliani, disoccupati, pluripregiudicati, la maggior parte di questi balordi era priva di un’occupazione: solo qualcuno di loro faceva l’imbianchino. Del resto di lavorare nessuno di loro aveva particolarmente bisogno. Insieme, in gruppetti che andavano dalle due alle quattro persone - armate di taglierini (in banca) ma anche di pistole e fucili a canne mozze - dal novembre 2006 al giugno 2008, hanno infatti messo a segno ben 41 rapine. Piccoli colpi, s’intende, ma il cui totale ammonta a 500mila euro e che quindi permettevano di tirare avanti.
Di fondamentale importanza ai fini dell’indagine sono state le dichiarazioni di uno degli arrestati, il 36enne palermitano Salvatore Landriscina, arrestato il 2 aprile scorso in occasione di una delle rapine, quella al Punto Snai di via Attilio Momigliano (zona Stadera).
Catturato in provincia di Pavia dopo un periodo di latitanza e un rocambolesco tentativo di fuga (l’uomo si è calato dal quarto al terzo piano di una palazzina entrando nell’abitazione di un’anziana signora), all’uomo è stata attribuita immediatamente anche un’altra rapina, compiuta il 2 aprile 2008 al «Punto Snai» di piazza Volontari del Sangue a Parabiago con lo stesso modus operandi, sul quale stavano lavorando i poliziotti della Mobile.
Vistosi probabilmente inchiodato alle sue responsabilità, Landriscina inizia a collaborare con la polizia che riesce così a ricostruire la lunga scia di rapine compiute tra il 4 novembre 2006 e il 6 giugno 2008.
Dopo Landriscina, il 9 giugno 2008 finiscono in manette il 46enne pugliese Antonio Tango e il 41enne milanese Massimiliano Rambaldini (detto Massimo Calabria), bloccati dagli agenti mentre stanno uscendo dall’auto con i fucili a canne mozze sotto la giacca per rapinare il «Punto Sma» di San Vittore Olona. La scena è tale che i cittadini che vi assistono credono che si stia girando un film.


Dopo di loro gli investigatori di De Nunzio ricostruiscono episodi, nomi, ruoli e legami, fino a smantellare l’intera banda, nota nell’ambiente dei rapinatori milanesi e persino con alcuni contatti con la banda di siciliani che colpì lo show room della gioielleria Damiani di corso Magenta il 24 febbraio 2008.
Ai 14 malviventi vengono contestati i reati di rapina a mano armata, detenzione e porto illegale di armi fuoco, sequestro di persona e ricettazione.

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