Politica

Sicurezza a Bologna Cofferati si piega alle richieste di Prc

Retromarcia del sindaco che ammorbidisce il documento sulla legalità. Tregua armata in giunta

Claudia B.Solimei

da Bologna

La prima volta era uscito dalla riunione masticando un «no comment» e con la sigaretta già accesa tra le dita. Ieri, dopo avere letto il testo definitivo sulla legalità riscritto dal sindaco, il volto era disteso, la sigaretta non più così urgente, le parole di distensione. Un indizio, quello lanciato dall’assessore di Rifondazione comunista Maurizio Zamboni, del possibile disgelo tra il primo cittadino di Bologna, Sergio Cofferati, e il partito di Bertinotti. Un disgelo che, sebbene il partito ieri non si sia voluto esprimere, rinviando ogni commento al comitato politico federale di domani sera, si fonderebbe sulle concessioni fatte dallo stesso Cofferati, già alle prese con l’uscita dalla giunta dei Verdi. «Ho accolto quasi tutte le richieste di integrazione proposte dagli assessori» ha ammesso il Cinese al termine di una rinunione di giunta durata oltre tre ore e che ha visto uscire gli assessori tutti soddisfatti.
Il documento finale, cresciuto di quasi due pagine e che sarà presentato in Consiglio comunale per il voto, appare dunque assai differente da quello originale, che Rifondazione aveva definito «inaccettabile». Cofferati nega di avere fatto passi indietro, ma il concetto di legalità a ogni costo viene diluito («impoverito» lo ha definito il consigliere comunale dell'Udc Gianluca Galletti), proprio come voleva il Prc: scomparsa la frase più contestata («L’illegalità, qualunque sia la forma che la determina, non può trovare giustificazione»), a essa si sostituisce una più vaga necessità dell’amministrazione di «prevenire» l’illegalità, mentre sono apparsi richiami ai diritti universali e a quelli sanciti dalla Costituzione da tutelare «indipendentemente dal titolo giuridico per la presenza sul territorio» di una persona. Un riferimento agli immigrati clandestini. Scomparso anche quello che al Prc era sembrato un attacco diretto: il riferimento a una «prassi politica», su temi come immigrazione e occupazioni di case, che avrebbe giustificato la violazione delle regole. Infine, c’è un nuovo cenno a operare con maggiore collegialità e una frase anch’essa esplicitamente voluta da Rifondazione contro i centri per stranieri clandestini: «La politica dell’amministrazione comunale, pur nelle competenze limitate che la normativa le assegna - si legge -, deve concretamente perseguire una visione alternativa, in particolare là dove si afferma di operare per il superamento del Cpt».
Di fronte a queste aperture, si capisce perché l’uomo del Prc in giunta, Zamboni, abbia potuto dichiarare al termine della seduta: «Ritengo che la discussione abbia portato a un significativo e positivo approfondimento del tema proposto dal sindaco. Esprimo il mio personale apprezzamento per il lavoro fatto». Salvo colpi di scena, anche il suo partito si preparerebbe a firmare la tregua con Cofferati. Ma non una pace vera e propria, visto che nell’immediato futuro si intravedono già nuovi motivi di attrito: sempre ieri, il sindaco ha firmato l’ordinanza per lo sgombero totale delle baracche dei romeni sul Lungoreno, estrema periferia di Bologna. Questa volta ci saranno anche i servizi sociali, ma è facile prevedere che i clandestini che saranno trovati finiranno al Cpt, e allora si vedrà cosa farà Rifondazione. C’è poi l’altro fronte della crisi che ha investito la maggioranza dell’ex numero uno della Cgil: i Verdi. Ieri Cofferati ha blindato l’assessore cacciato dal suo stesso partito: «L’ho scelto io.

Se i Verdi non vogliono nemmeno discutere di legalità - ha detto -, fanno un grosso errore».

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