Il silenzio fa paura nel romanzo di Carrisi

Matias ha nove anni e da tempo ha un sogno ricorrente. Da troppo tempo. Ormai Matias ha paura di addormentarsi, perché in sogno gli fa visita qualcuno che non dovrebbe esistere

Il silenzio fa paura nel romanzo di Carrisi
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Pietro Gerber è un uomo abituato ad ascoltare. È solito restare in silenzio mentre gli altri spiegano le loro ragioni. E quelle che gli raccontano sono sempre storie di traumi. Perché lui è uno psicologo infantile. Gerber è il protagonista del nuovo romanzo di Donato Carrisi intitolato La casa dei silenzi (Longanesi). Un personaggio a cui l'autore si è affezionato nel tempo dopo averlo reso protagonista di storie come La casa delle voci e La casa delle luci, dove il tema della casa abitata da ricordi terribili è un tema che ricorre. La casa rappresenta anche la mente dei pazienti che si fanno visitare da Gerber.

Matias ha nove anni e da tempo ha un sogno ricorrente. Da troppo tempo. Ormai Matias ha paura di addormentarsi, perché in sogno gli fa visita qualcuno che non dovrebbe esistere. Una donna dall'aria triste e vestita sempre di scuro e che non parla mai. Gerber si chiede se questo sia solo un sogno e perché quella donna gli appare così reale. Perché anche lui, lo scopriremo fra le pagine del romanzo, ha vissuto paure da bambino che non si possono cancellare. Il suo sogno Pietro Gerber l'ha fatto da bambino, a dieci anni. Si trovava nella casa nel centro storico di Firenze in cui aveva vissuto fin dalla nascita e stava giocando nella sua cameretta con la collezione di macchinine, quando all'improvviso uno strano silenzio lo aveva bloccato. Il piccolo Pietro «aveva iniziato a vagare per la grande casa vuota. Aveva anche provato a parlare e a fare rumore per richiamare l'attenzione su di sé, ma ogni suono emesso o prodotto sembrava come bloccato da una barriera invisibile. Allora il panico lo aveva assalito. Una paura nuova, mai provata prima. La paura della morte. Tuttavia, la sensazione di smarrimento era durata pochissimo, perché quasi subito aveva avvertito la consapevolezza che non gli sarebbe potuto accadere nulla di male». E aveva avuto anche la certezza di non essere solo.

Donato Carrisi è abilissimo nel creare inquietudine nei lettori, facendo vivere questa sensazione in prima persona ai personaggi protagonisti delle sue storie. Rendere empatico il suo protagonista gli permette di avvicinare ancora di più chi segue la storia, facendo in modo che la paura sia davvero palpabile.

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