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«Silvio ascolti anche noi ex Dc: decisivi al Senato più dei centristi»

Roma Sottosegretario Giovanardi, come interpreta l’attenzione del Pdl verso l’Udc?
«Non avremmo nulla da dire se all’attenzione verso l’Udc, un partito di opposizione che in alcune giunte siede assieme al Prc e all’Idv, ci fosse altrettanta attenzione per chi con convinzione ha scelto di cofondare il Pdl».
Perché non condivide?
«È contraddittorio che il Pdl discuta con chi ha come ragione sociale far saltare il bipolarismo e mandare a casa il governo e Berlusconi».
Le intemperanze finiane non sono un buon motivo?
«La Chiesa non contesta il Papa ma al suo interno si esplicano diverse sensibilità, dai salesiani ai francescani passando per Cl. Nel Pdl nessuno contesta la leadership di Berlusconi ma non si può pensare di rinunciare alle proprie sensibilità».
Legittimando il correntismo non si uccide il Pdl?
«No. La Dc è morta perché Martinazzoli, dopo il golpe di Tangentopoli, sciolse le correnti condannandola al frazionismo personalistico. A Berlusconi ho sempre detto di non comportarsi come Tito ma come De Gasperi».
I finiani devono restare?
«Se se ne andassero, anche noi dovremmo andarcene. Fini - e in questo ha ragione Berlusconi - deve garantire che le decisioni prese a maggioranza nel partito vincolino tutti. E poi l’Udc non può sostituire i finiani, hanno tre senatori, la mia componente ne conta quattro».


I suoi Popolari Liberali si sentono trascurati?
«Il Pdl nasce dalla destra, dall’area laica e socialista e da quella ex dc. Non è possibile che quest’ultima sia esclusa dai vertici nazionali e locali. Il Pdl modenese dovrà pur scegliere chi lo rappresenta a Modena. Se non ci radichiamo al Nord, la Lega ci divora».

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