Trenta-quarantamila voti. È questo il numero contro il quale la sinistra milanese sbatte da anni in tutte le elezioni amministrative, quelle che non chiamano in causa scelte politiche più generali - quando scende in campo Berlusconi il distacco fra i due schieramenti diventa incolmabile.
È con quei 30mila voti che la sinistra dovrà fare i conti se vuole davvero, e non solo a parole o nelle dichiarazioni pubbliche, provare a strappare al centrodestra il secondo Comune dItalia, la capitale del Nord, il centro delleconomia nazionale, il punto di riferimento dei ceti più produttivi e dinamici.
Lultimo sindaco di sinistra che si ricordi a Milano è Giampiero Borghini, socialista. Lanno era il 1993 e già si avvertivano le prime scosse di Mani Pulite, che avrebbe terremotato - in apparenza - la politica anche in città. Sono passati oltre 20 anni dalla giunta di sinistra di Paolo Pillitteri. Nel 1985 le elezioni comunali avevano consegnato a Palazzo Marino un Consiglio comunale spaccato nel quale i maggiori partiti della sinistra (Comunisti al 24,9%, Socialisti al 19,8) con i Verdi arrivavano a sfiorare il 50% - e infatti il Garofano da lì a due anni avrebbe mollato la Democrazia cristiana per una giunta rosso-verde.
Nei primi anni Novanta i Comunisti si illusero, ma una massa enorme di quei voti - i voti della sinistra riformista - invece di sommarsi ai loro si spostarono presto verso Forza Italia prima e il Pdl poi.
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