Il periodo di Ferragosto a Genova ha registrato risse tra immigrati ubriachi, maltrattamenti, aggressioni e scippi, mitigati solo dalle forze di polizia, che hanno arrestato un certo numero di galantuomini. Gran bel biglietto da visita per i turisti che vedono immigrati e balordi nostrani bivaccare e vagabondare nel centro città. Gli immigrati non sono tutti delinquenti, è vero. Ma tra reati vari, bande più o meno pericolose e persone fuori di testa, che passano il tempo a infastidire e a rovistare nei cassonetti, Genova va sempre peggio. Con un candore disarmante la signora sindaco ha dichiarato in tv che parte il suo grande progetto per ricuperare il decoro della città, a partire dalle asfaltature, perché non si faceva niente da ventanni. Fantastico! Adesso i genovesi hanno la conferma che la sinistra, da decenni al governo della ex Superba, ha ignorato strade, marciapiedi, parchi e giardini, pretendendo in cambio il pagamento dellaliquota Ici fra le più esose dItalia. Chi lha votata lo ha fatto quindi per puro masochismo? Inoltre, si legge che più di 15.000 ecuadoriani sono arrivati a Genova in pochissimi anni. È stato un gesto umanitario, o la speranza di attingere voti da un nuovo serbatoio elettorale? Senza pensare che questi arrivi indiscriminati scaricano sempre più il peso di una difficile convivenza, specie nelle periferie, che hanno sempre votato in maggioranza a sinistra. Bella ricompensa per tanta fedeltà! Ma daltra parte, Genova è città dei diritti. A chi appartengono è presto detto: basta recarsi agli uffici comunali di corso Torino per rinnovare un documento e farsi un paio dore di coda per capirlo. Chi sghignazza senza sosta sono proprio gli ecuadoriani che ritrovano qui la stessa inefficienza e i tempi lunghi del loro Paese, sanno di poterla fare da padroni, come il Giornale documenta. I diritti di chi sogna una città ordinata, pulita, efficiente, con flussi migratori regolati, occasioni di lavoro, ritorno dei giovani e spazio alla modernità dimpresa, possono aspettare le calende greche. Ovviamente «lo sfogo di un cittadino esasperato» non merita troppa attenzione, conosco lopinione della signora sindaco al riguardo. Ma la sinistra sottovaluta il malumore crescente e la Lega raddoppia i voti ad ogni elezione. Se sono contenti così, vale il vecchio detto che chi è causa del suo mal pianga se stesso. Il guaio è che fanno piangere anche noi.
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Carissimi, il tema dell'invasione rom e della Moschea, sebbene su piani totalmente differenti, credo che possano essere tra gli argomenti portanti della prossima campagna elettorale per le elezioni amministrative genovesi. Credo inoltre che siano problemi che il centrodestra debba necessariamente affrontare in modo conforme alla linea governativa. Per quanto concerne l'argomento rom a mio avviso i genovesi sono arcistufi di vedere che nella cosiddetta «città dei diritti» (espressione la cui vaghezza ho sempre trovato al limite della tollerabilità) quando si tratta di rom (ma non solo) si tenda a dimenticarsi dei doveri.
Le recenti decisioni sul tema adottate dal Governo francese sono a mio avviso altamente condivisibili.
La questione Moschea invece si collega in modo più specifico al tema di quali siano le scelte prioritarie per la nostra città, che a mio avviso di tante cose avrebbe reale urgenza (una metropolitana degna di questo nome) tranne che della nuova Moschea.
In ogni caso il «nostro» Giornale sta già giocando un ruolo di grande rilievo nel proporre e nel promuovere occasioni di dibattito e di confronto politico, fatto di cui non solo il centrodestra ma anche l'intera città penso abbia grande bisogno.
Cordialmente.
Simone Bodio
associato Pdl
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Leggo l'articolo di Ferruccio Repetti che testimonia altri aspetti dell'irreversibile (?) degrado di Genova (zingari e rom padroni della città!). È bene che questi temi vengano puntualmente ricordati onde evitare l'assuefazione a un clima che è stato imposto e incrementato dagli attuali orientamenti politici della civica amministrazione. Se anche noi fossimo ingenui (o mattacchioni?) orientati a Sinistra ci chiederemmo: ma che senso ha favorire realtà che infastidiscono i nostri stessi elettori e ci fanno perdere (almeno in modeste percentuali) voti? Sappiamo però che il buon senso a Sinistra (che non è così spiccato come ci si vorrebbe far credere) finisce poi con il riconfermare le stesse amministrazioni. Ma quel che il buon senso (a Sinistra) ignora è che alla propria parte politica ormai un simile orientamento non può essere tolto perché ne è parte essenziale e questo accade per molteplici concause. È l'idea utopistica che la redenzione umana possa arrivare da quelle aree della società che sono qualificate come «emarginate» e che in un modo o nell'altro costituiscono centri di resistenza. È evidente che qui il discorso si allarga ad una parte degli extracomunitari e di quel demimonde che alligna nel centro storico (proprio quello che si è messo in movimento insieme ad una parte della sinistra e dei «pacifisti» nei celebri giorni del luglio del 2001 - il cosiddetto «sacco di Genova» - sulla scia dei black blockers). Tra l'altro quest'area, che annovera vittime della tossicodipendenza e forse anche protagonisti dello smercio di stupefacenti ha trovato una sua figura carismatica in un religioso, un po sui generis, come Don Gallo che li ha identificati come gli «ultimi» di evangelica memoria. Secondo un disegno razionale e politico di tipo marxiano e marxista con l'area suddetta si identificava il cosiddetto «proletariato straccione» (Lumpenproletariat) che assolveva di solito a compiti reazionari nei confronti della classe operaia e del movimento dei lavoratori (sulla cui serietà e solidarietà trasformatrice e rivoluzionaria Marx contava). Questa posizione di base non mi risulta che sia mai stata smentita (salvo l'aggiunta del mondo contadino, laddove risultava maggioranza nell'ambito della forza lavoro complessiva). Lasciando però perdere le idee del padre fondatore, c'è da chiedersi come sia che, con il passare del tempo, la situazione sia così cambiata. In quel di Genova il permissivismo e il sostegno nei confronti del «proletariato straccione e del demimonde» è diventato una vera e propria connotazione che non trova riscontro in altre aree cittadine governate dalla Sinistra. È evidente che si tratta di un'astuzia di governo (coperta da una carità «pelosa»). La presenza massiccia e la tolleranza verso quest'area del mob cittadino è uno strumento di governo per intimidire gli abitanti. I quali purtroppo sono stati giocati abbondantemente fino al punto da essere costretti a non reagire. Adesso riusciamo perfettamente a capire il senso di tutte quelle reprimende alimentate dalle accuse di razzismo e di esortazione alla tolleranza nei confronti di chi fiutava l'imbroglio che veniva perpetrato e tendeva ad insorgere o per lo meno a manifestare contrarietà. Il sottoproletariato (extracomunitario e comunitario) e larghe frange di tutte quelle vecchie conoscenze dei commissariati di polizia sono una costante milizia di intimidazione nei confronti della cittadinanza stessa che fa comodo a chi governa con una mentalità del tutto simile a quello e a quelle. C'è infatti un sottoproletariato che travestitosi in forme dissimulate può talora pervenire al governo, probabilmente il caso di Genova è esemplare. D'altronde le inclinazioni della maggioranza politica di governo della città condizionano anche le stesse forze dell'ordine che adoperano la mano leggera per non parlare di una parte «qualificata» della magistratura.
Claudio Papini
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