Chi finge di non vedere

Gli unici due giornali che hanno reputato non notiziabile la vicenda sono quelli che un giorno sì e l'altro anche denunciano la censura (inesistente) del governo

Chi finge di non vedere
00:00 00:00

Mettiamo subito le mani avanti: ognuno a casa propria fa quello che gli pare. E siccome i quotidiani sono come delle case, la medesima regola vale anche per giornali, telegiornali e siti. Ognuno - aggiungiamo: per fortuna - è libero di pubblicare o non pubblicare quello che gli pare e piace: l'unico arbitro che determina la bontà delle scelte editoriali è il lettore. Ma in questa vicenda c'è un però grande come una casa. Ricapitoliamo: venerdì un professore (sic) campano, via social, augura la morte alla figlia di Giorgia Meloni. Un'aggressione barbara, criminale e idiota che ha scatenato la solidarietà di tutta la politica. Un attacco pubblico talmente violento e fuori scala da essere, incidentalmente e marginalmente, anche una news. Non serve scomodare i testi sacri della deontologia o i maestri della professione giornalistica per capire che siamo di fronte a una notizia. Ma ripetiamo, e lo faremo fino allo sfinimento, ognuno è sacrosantamente libero di pubblicare solo ciò che vuole e che ritiene degno di attenzione e di schivare consapevolmente le informazioni. Semmai c'è da chiedersi il perché. Torniamo al però sopraccitato: gli unici due giornali che hanno reputato non notiziabile la vicenda sono quelli che un giorno sì e l'altro anche denunciano la censura (inesistente) del governo e che poi, di fronte a una notizia come questa, girano la testa dall'altra parte e si autocensurano: vuoi perché non sopportano l'esecutivo e guai a far passare i suoi membri per vittime anche quando lo sono con ogni evidenza, vuoi per non turbare quel brodo di coltura che ribolle come una fogna di hater seriali, vuoi per non correre il rischio di abbassare la temperatura del clima d'odio. Così per il Domani la notizia vale una breve di nove righe e 393 caratteri spazi inclusi a pagina 8, tra Fedez e l'agenda degli incontri settimanali del Quirinale.

Simile trattamento sul Fatto quotidiano che ha derubricato la vicenda con una manciata di parole occultate con perizia a pagina 7: evidentemente minacciare di morte la figlia della presidente del Consiglio per loro non è una notizia. E ci ritorna il dubbio di cui sopra: vuoi vedere che chi grida alla censura alla fine si autocensura?

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica