
«Valgo zero! Faccio zero! Ottengo zero! Sono zero!», mi confida tra le lacrime un trentenne deluso dalla vita o forse più da se stesso.
Il Confessionale non è solo lo spazio dei peccati e degli errori, ma anche l’opportunità della condivisione nella ricerca di una verità interiore e di un senso per quello che si vive. «Scusa - lo interrompo - ma tu ti chiami Renato?». «No! Perché?», risponde guardandomi basito. «Ecco, questo è il peccato! Perché se sei zero e ti chiamassi Renato, Renato Zero appunto, la tua prospettiva di vita sarebbe molto diversa, applaudita per creatività, fortuna, arte, poesia, stravaganza, fantasia. C’è modo e modo di essere Zero!». Mi segue pensieroso e io incalzo: «Tutto dipende da dove ti collochi: sei zero? Ma prima o dopo?». «Cioè?». «Sei zero? E se zero fosse un numero? 6 zero se li metti prima di una cifra non valgono nulla, ma dopo cambiano tutto: fanno milioni, fanno ricchi!». «Sei un po’ contorto e anche un po’ strambo!».
Tra le lacrime si fa spazio un sorriso che illumina la sua coscienza e il mio cuore. Il male che si fa a se stessi per mancanza di autostima è tra le mancanze più ricorrenti che ascolto. Nel Vangelo quando Gesù incontra persone in difficoltà ribadisce con chiarezza: tu puoi avere sbagliato, ma tu non sei il tuo errore. Tu sei di più, comunque e nonostante tutto! Gli può fare eco una frase del Dalai Lama che rimbalza in internet: «Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell’Occidente è che pensano talmente al futuro da dimenticare di vivere il presente.
Vivono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto. Perdono la salute per fare i soldi e poi perdono i soldi per recuperare la salute». Credere ostinatamente in un valore al di là delle apparenze è una verità che insegna anche natura. Siamo noi a non vederla. Un esempio concreto e disarmante è il carbone. Cosa è un pezzo di carbone? Nulla. Che ne facciamo? Forse ci può essere utile per una grigliata estiva tra amici. Il carbone può essere un regalo? No, al massimo è una minaccia di dono per bambini capricciosi o monelli. Proviamo a imparare ad andare al di là delle apparenze. A scuola, in scienze, lo si trova nella tavola periodica degli elementi con il simbolo C e il numero atomico 6, come carbonio. Il carbonio ha una dimensione invisibile: è una componente vitale di tutti i sistemi viventi, tanto da resistere ai secoli e alla morte, infatti per stabilire l’età di un fossile ritrovato in archeologia si usa l’esame del carbonio 14 e si risale persino alla preistoria. Nello stesso tempo ha una dimensione utile e essenziale per noi, in quanto il principale uso del carbonio è in forma di idrocarburi, come petrolio, metano, benzina, gasolio. Oro nero, diciamo. Il carbonio come petrolio raffinato fornisce poi il materiale di base per molte sostanze sintetiche che genericamente chiamiamo plastica. Il carbonio ha anche una dimensione pratica per fabbricare strumenti. Sua elaborazione è la grafite, cioè la mina delle matite da disegno.
Unito in percentuale al ferro produce l’acciaio. Come lega leggerissima ma resistentissima il carbonio viene usato in nanotecnologia e informatica per componenti di precisione, in medicina per protesi che salvano vite o creano arti artificiali, oppure nello sport (dalle olimpiadi alle biciclette nei nostri garage). Si giunge poi al carbonio radioattivo che permette la produzione di energia nelle centrali nucleari. Ma c’è un ulteriore volto da scoprire di quel pezzo scuro di carbone da cui siamo partiti. Il carbonio è ciò ci cui sono fatti i diamanti. (Mi sa che così qualcuno cambia idea sul farsi regalare «carbone»). Diamanti e carbone sono talmente differenti come aspetto ma hanno la stessa composizione chimica: il carbonio. Tutto, come il diamante, prima di essere luce è carbone. Se noi vedessimo un diamante grezzo, non tagliato e lucidato, lo scambieremmo sicuramente per un sasso.
«L’unico vero realista è il visionario», disse il grande regista Fellini. Il vero realista è il visionario cioè colui che sa vedere un diamante in un pezzo di carbone. Questo secondo me è uno degli insegnamenti fondamentali del confessionale: si entra guardando il carbone, delusi e sporchi, ma si esce meravigliati perché si è intravisto il diamante.
Non è solo carbone. I diamanti non si fanno, si trovano! E ognuno di essi è unico. Come unici siamo noi. È proprio vero che l’unico vero realista è il visionario.