Solo due auto con la pedana disabili

Il suo sogno è quello di accompagnare i disabili a mangiare la pizza di sera. Stare lì con loro, aspettarli magari fuori dal locale e poi riportarli a casa. «Per farli sentire cittadini liberi, come tutti gli altri». La battaglia di Salvatore Falco, presidente dell’Associazione tassisti milanesi, è grande come la pedana per i portatori di handicap che sta dentro il baule di un Doblò, quello che usa tutti i giorni per lavoro. «Alla fine sono riuscito a farmela mettere. Ma lo sa che siamo solo in due su tutta Milano ad avere le auto bianche dotate di questo aggeggio?». Due su tutta la metropoli e un altro paio fuori città. L’idea dello scivolo gli è venuta l’anno scorso, a Peschiera Borromeo, quando ha visto un taxi inglese. «In Inghilterra sono tutti attrezzati così. E mi sono detto: perché non farlo anche in Italia?».
A nulla sono servite le lettere scritte prima ai consiglieri regionali Alessandro Colucci e all’assessore Stefano Maullu per chiedere un consiglio, un aiuto e perché no, un contributo. Per non parlare di quelle inviate a De Corato, al sindaco, a Formigoni, a Croci e Cattaneo. «Non mi ha risposto nessuno», giura il tassista che protesta contro gli incentivi che la Regione dà per chi acquista un’auto bianca a metano. «Anche i taxi con lo scivolo dovrebbero prendere il 45% di incentivi, così dimezzeremmo le tariffe per gli utenti con handicap». Anzi, sostiene che la pedana dovrebbe essere a spese del Comune o della Regione. «Bisognerebbe aprire un numero verde dove i disabili possono chiamare. Mettere una macchina agli aeroporti di Linate, Malpensa e alla Stazione Centrale in “pole position” come le altre». Adesso per chi viaggia in carrozzella, spostarsi con i taxi è così difficile. Loro che sono in due, Salvatore e il suo socio, si dividono i turni dalle 6 del mattino fino a mezzanotte. «Ma dalle 14 alle 16, abbiamo un buco che nessuno copre. E se ci chiama qualcuno che ha bisogno della pedana, non possiamo andare a prenderlo». Senza contare che anche dal punto di vista economico, non possono essere concorrenziali. «Come facciamo a reggere il confronto con le associazioni di volontari che li portano in giro gratis? Non chiediamo di sostituirci a loro, ma di essere complementari sì. Offrendo una tariffa al 50 per cento per i portatori di handicap».

Lui, 57enne di Napoli, alla guida di un’auto bianca dall’81, che per i tassisti - e i clienti - sarebbe disposto a fare di tutto. È merito suo, dice, se ora sulle loro macchine ci sono le pubblicità, o se anche a Milano c’è la legge per la rottamazione dei veicoli. «I taxi sono la mia famiglia. Vedrà, vincerò anche questa volta».

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