Sabrina Cottone
Milano è brutta, dicono i milanesi. O almeno è peggio di Parigi, Barcellona e Bilbao, anche se viene da chiedersi in quanti conoscano Bilbao. Il sondaggio arriva dalla Camera di commercio ed è stato presentato durante il convegno «La bellezza di Milano», organizzato dallassessorato alla Cultura. Il 55 per cento degli intervistati dice che la città è peggio, rispetto alle città internazionali più note dal punto di vista architettonico. Un giudizio negativo che tocca il picco del 76 per cento tra i giovani. Ma non sono solo stroncature, anzi la maggioranza dei milanesi (55 per cento) è convinta che la cultura sia adeguata, soprattutto perché copre tutti i settori dalla letteratura alla musica a pittura scultura e architettura (38,5) e perché ha costi accessibili (opinione sottoscritta da un cospicuo 32,9). Non solo: il 38 per cento giura che rinuncerebbe a eventi sportivi (persino alla partita) per un momento dedicato alla cultura.
Un ritratto in chiaroscuro. Stefano Zecchi, professore di estetica e assessore, minimizza il nero e la butta sul sociologico: «I milanesi hanno una cultura del piagnisteo che per certi aspetti è positiva perché li porta a migliorare. In questo sono molto diversi dai veneziani e dai romani. I dati positivi sono numerosi: in città si spende il doppio della media nazionale in attività culturali e la città è salita dal nono al quinto posto nella graduatoria europea delle città culturali». I milanesi spendono 500 milioni lanno in cultura, 400 euro a testa. Secondo Zecchi esiste un problema di comunicazione: «I diversi settori non sono in contatto, si vive a compartimenti stagni».
I milanesi hanno le idee chiare sui punti deboli della città e su che cosa farebbero per rendere Milano più bella. Più manutenzione, dice il 25,9 per cento. Più verde, chiede il 28,2. E poi il recupero delle aree dismesse con una architettura innovativa (11,8), più piste ciclabili (9) e interventi sullarredo urbano (5,4). La sovrintendente ai beni culturali e paesaggistici della Lombardia, Carla Di Francesco, confessa di avere la medesima opinione: «Credo che si dica bruttezza ma si intenda trascuratezza. Ed è vero: nel cuore della città cè mancanza di cura e manutenzione, molto provvisorio e casuale, con continue manifestazioni e palchi in piazza e sul Castello». La sovrintendente è preoccupata per Santa Maria delle Grazie e le Colonne di San Lorenzo: «Davanti al Cenacolo non cè pulizia, mancano i ciottoli, la pavimentazione è rappezzata. Le Colonne sono presa di mira da vandali e graffitari». Il problema è la carenza di educazione civica: «Non cè Comune o cura pubblica che possa supplire allindecenza di chi rompe, spacca, imbratta. È una città difficile sotto questo aspetto».
Solo lo 0,3 per cento crede che siano necessario più grattacieli e questo porta a un altro aspetto della ricerca e cioè il forte attaccamento al passato, alla storia e ai suoi simboli. Dario Fo e Carla Fracci sono ritenuti i personaggi più significativi. Gli intervistati sono molto tradizionalisti: privilegiano libri e film, disdegnano i dibattiti culturali e i concerti (dichiara di non andarci mai rispettivamente il 65 e il 46 per cento). Milano dovrebbe avere più architetture moderne o conservare meglio le antiche? Alla domanda il 52 per cento risponde che che bisognerebbe conservare meglio larchitettura antica e solo l8 per cento chiede interventi moderni. Tra i giovani la richiesta di nuovo sale al 22 per cento ma resta comunque minoritaria. Mario Botta, larchitetto autore del restauro della Scala, non è stupito: «La città è un elemento fondamentale della vita delluomo europeo, fa parte della sua identità. Il nuovo ha dato anche cattivi esempi e non sorprende che il cittadino difenda la storia. Milano è una parte della storia e i milanesi la considerano meno bella di altre città solo perché lorto del vicino è sempre più verde. Credo sia un giudizio legato anche a umori politici, non a una reale percezione della città».
Se i milanesi sono cattivi, al convegno la città trova estimatori che preferiscono i suoi viali monumentali agli Champs Elysées. Come Marco Romano, docente di Estetica urbana: «Quella parigina è una successione noiosa per chi cammina a piedi. A Milano questo non capita».
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