«Sono stato guarito con la clownterapia Ora lo faccio anch’io»

Alberto Polignone ha 16 anni. È entrato alla Scuola di Arti Circensi di Milano a 11 e l’ha fortemente voluto. Ora è un Clown Minimo, l’umile ordine dei clown diretto da Maurizio Accattato, fatto di bambini e giovanissimi.
Perché sei diventato clown?
«A dieci anni ero in ospedale perché ero stato investito. La clownterapia mi ha fatto stare bene e allora quando sono uscito ho detto “Voglio farlo anch’io”».
Come funziona la scuola?
«Ci vado una volta alla settimana. Facciamo acrobatica, giocoleria, organizziamo le scene per gli spettacoli e da quest’anno faccio molta recitazione».
Da grande vuoi fare il clown?
«È un lavoro poco richiesto, ma la passione è tanta. Mi piace far provare emozioni alla gente. E se trovi il pubblico adatto, è un lavoro bellissimo».
Che cosa porti al Festival?
«Lo spettacolo si chiama “Children’s Corner”. Lo abbiamo già presentato MiTo. Nelle mie tre scene io faccio il bullo. Un ragazzo menefreghista, che sfotte, un arrogante presuntuoso».
Ne conosci tanti di ragazzi così?
«Purtroppo sì.

Infatti per immedesimarmi nella parte faccio le stesse cose che fanno i bulli del quartiere dove abito io, a Cinisello».
E al bullo che interpreti tu che cosa succede?
«Incontra il Pit, il Pronto Intervento Clown, e si converte. Diventa un bullo dal cuore tenero».

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