«Il sostegno? Va alla classe, non al singolo»

«Non faccio commenti su quanto è accaduto alla scuola Locchi. Tuttavia ci tengo a precisare quel che è di pertinenza del Provveditorato agli Studi: la dotazione di sostegno per bambini problematici alle scuole viene assegnata alla classe. E non al singolo bambino. È proprio per stemperare le problematiche e favorire l’inserimento dell’alunno. Il bambino non può dividere il sostegno con altri? E chi l’ha detto? Non è previsto come regola dalla scuola italiana».
Rita Garlaschelli è referente per la disabilità dell’ufficio territoriale di Milano (Provveditorato agli studi). Lei e i suoi collaboratori sono riusciti a trovare, quando l’anno scolastico era già iniziato, la nuova scuola per Lorenzo.
«Non è stato facile: la famiglia si è mossa molto in ritardo, quando l’anno scolastico stava per iniziare - spiega la Garlaschelli -. A luglio, quando si assegnano le dotazioni di sostegno alle scuole, a noi il bambino risultava ancora iscritto alla scuola Locchi, dove aveva frequentato la prima elementare. Spostare un bambino normale da una scuola a un’altra è un problema, figuriamoci un allievo che ha bisogno di un sostegno. La gente non capisce che i casi di necessità vanno programmati».
Ma per un bimbo disabile è previsto sia un sostegno che un’educatrice?
«Se la diagnosi funzionale fatta nella realizzazione del Pie (Piano individuale del bambino) li prevede entrambi, certamente: ne ha diritto».


Ma chi assegna queste figure alle scuole?
«Il sostegno didattico è di nostra competenza; l’educatore è compito degli enti locali, nello specifico il Comune. Che assegna contributi economici alle scuole affinché possano assumere degli educatori se ne hanno bisogno».

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