Sotto accusa l’assenza del radar di terra

L’8 ottobre 2001, alle 8.10 del mattino, all’aeroporto milanese di Linate un Cessna 525 privato - in procinto di decollare alla volta di Parigi - attraversa la pista dalla quale sta decollando un Md87, aereo di linea della compagnia scandinava Sas diretto a Copenhagen. Lo scontro è violentissimo. Il piccolo aereo da turismo viene urtato e prende fuoco; la fusoliera del volo di linea inizia a correre senza controllo lungo la pista e va a schiantarsi contro l’hangar bagagli dello scalo.
Sono 118 i morti: passeggeri ed equipaggio dei due aerei coinvolti nell’incidente. Con loro quattro operai della Sea che lavoravano nell’hangar. Immediate le polemiche sulla mancanza, a Linate, di un radar di terra. Sotto accusa finiscono i controllori di volo insieme a Enav, Enac e Sea.
Il giudizio dell’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo sui controllori di Linate è negativo: quelli maggiori di grado «non hanno fatto alcun addestramento periodico e/o controllo professionale durante gli ultimi vent’anni.
Le indagini durano otto mesi.

Al termine, il 31 luglio 2002, sono undici in totale le richieste di rinvio a giudizio per le accuse di disastro colposo e omicidio colposo plurimo. Tredici, invece, le assoluzioni.
Per i pm gli imputati sono responsabili di «negligenza, imprudenza e imperizia nell’assolvimento della missione istituzionale».

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