A volte le parole da sole non bastano. Scendono meglio se condite con olio, sale e due fili di erba cipollina. Meglio ancora se bagnate da un prosecco bianco. Lelettore va preso anche per la gola.
Per la soddisfazione (anche) di baristi e ristoratori che sotto elezioni grazie a cene, buffet, aperitivi e happy hours hanno visto girare sei milioni di euro. In questultimo mese il 35 per cento dei locali ammette di avere incrementato il proprio fatturato proprio grazie al vortice elettorale. È quanto emerge dallindagine che lUnione del Commercio ha realizzato su pubblici esercizi, prendendo in considerazione ristoranti e pizzerie, ma anche catering, discoteche e alberghi. A fare bisboccia sono soprattutto i candidati del centrodestra (il 72 per cento) mentre a sinistra neanche uno su tre ha promosso una bicchierata in compagnia.
Secondo lindagine si è comunque speso molto meno rispetto alle ultime elezioni amministrative e anche le richieste culinarie sono state sotto tono. Niente raffinate preparazione da gourmet bensì cibi leggeri, pochi alcolici e menu standard che garantiscono un costo a forfeit.
I candidati hanno preferito le cene (28 per cento) ma anche i cocktail (24 per cento), buffet (20 per cento) e happy hours (16 per cento).
Per ogni appuntamento elettoral-gastronomico ci sono in media 50 persone. I candidati cercano laggregazione.
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