«Spesso sarebbe meglio fare il test ai genitori»

Lo psicologo Sbattella: «In aumento i tossicodipendenti di 40 anni e con figli»

«Uscire da una dipendenza richiede molto tempo». Il monito arriva da Fabio Sbattella, docente di Psicologia dello Sviluppo presso l’Università Cattolica. Lui che è anche responsabile dell’Unità di Ricerca in Psicologia dell’emergenza e per anni ha svolto attività come terapeuta della famiglia, non vuole entrare nella polemica ma ricorda il motivo originario che spinse all’installazione delle macchine scambiasiringhe.
Perché vennero installate?
«È stata un’iniziativa importante per combattere la diffusione dell’Aids e dell’epatite. Le siringhe venivano abbandonate nei parchi dove andavano a giocare i bambini con il rischio che ne venissero in contatto».
Ora però i dipendenti da eroina stanno diminuendo…
«È vero, il problema della dipendenza non è quasi più legato al consumo di eroina, ma alla cocaina e all’alcol. E rispetto a questi problemi la questione delle macchine scambiasiringhe cambia poco».
È d’accordo anche con l’assessore De Albertis?
«Vorrei sapere se in altre città del mondo paragonabili a Milano ci sono stati dei risultati soddisfacenti. Se invece la città di Milano si propone come avanguardia è necessario strutturare un impianto di verifica su campioni sperimentali».
Cosa dovrebbe fare un genitore di fronte alla prova del nove?
«Innanzitutto va detto che non sempre sono i genitori a dover scoprire i figli. Spesso è il contrario. Le nostre ricerche parlano di tossicodipendenti di 30-40 anni che magari hanno figli.

Oppure potrebbero essere le fidanzate ad avere dubbi sui propri partner o i datori di lavoro sui propri dipendenti».
Da terapeuta della famiglia, quale consiglio dà a chi si trovi a convivere con problemi di droga?
«Essere presenti, ascoltare e dialogare».

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