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Anche le api sono state “informate” della morte della Regina

L’apicoltore di corte, rispettando un’antichissima tradizione, ha “comunicato” agli alveari royal la notizia della morte della regina Elisabetta

Anche le api sono state “informate” della morte della Regina

Le api della regina Elisabetta hanno “ricevuto” la triste notizia della sua scomparsa. Avete letto bene. Si tratta di un’antica superstizione che affonda le radici nel mondo celtico e si basa sul rispetto della natura, dei suoi cicli e, in particolare, delle api, che ci regalano un vero e proprio tesoro: il miele.

Gli alveari di Sua Maestà

Il Daily Mail ci informa che Buckingham Palace ospita 5 alveari, mentre Clarence House 2. Ognuno da circa 20mila api ciascuno. Lo scorso 9 settembre il custode di questa ricchezza, l’apicoltore John Chapple, ha avuto un compito ingrato: recarsi in entrambe le residenze per “informare” le api della morte della regina Elisabetta. No, a Palazzo non sono impazziti. Si tratta di una tradizione un rito legato alla terra per assicurarsi le sue ricchezze, figlio di un mondo che non esiste più, in cui l’uomo tentava di armonizzare la sua vita con i ritmi di quella natura da cui dipendeva la sua sopravvivenza.

Secondo la superstizione se alle api non venisse comunicata la notizia della scomparsa del re o della regina, queste non produrrebbero più miele, causando una vera e propria catastrofe. Così lo scorso venerdì John Chapple si è avvicinato agli alveari, ha sistemato delle coccarde di colore nero e, rigorosamente sottovoce, ha detto alle laboriose api che ora hanno un nuovo padrone. L’apicoltore ha raccontato così il rituale: “Si bussa su ogni alveare e si dice: ‘La padrona è morta, ma non ve ne andate. Il vostro signore sarà un buon padrone per voi’. La persona che è morta è il padrone o la padrona degli alveari, qualcuno di importante nella famiglia che scompare e non c’è nessuno di più importante della Regina, non è vero?”.

John Chapple è l’apicoltore di corte da ben 15 anni e ha rivelato in che modo ha ottenuto il lavoro: “Ho ricevuto una mail dal capo giardiniere qui a Buckingham Palace per venire qui a parlare di api. Ho pensato avessero un problema con le api, ma è venuto fuori che volevano tenerle, così, da quel momento in poi, mi sono preso cura delle api". Per Chapple è stato un “meraviglioso privilegio” che si augura di mantenere con Carlo III: “Spero vogliano tenere le api al loro posto. Potrebbero dire di portarle via, ma non penso che accadrà, sebbene non si possa mai davvero sapere. È una prerogativa del nuovo proprietario”. Carlo III ama la natura e c’è da scommettere che le api manterranno la loro “casa” a Buckingham Palace e a Clarence House.

Una superstizione celtica

L’usanza di parlare alle api e di comunicare loro la notizia della morte di un monarca dovrebbe avere origini celtiche. Nella mitologia dei Celti, infatti, le api erano considerate una sorta di tramite tra il nostro mondo e quello dei morti. Delle messaggere. Secondo una leggenda quando venne adottato il calendario gregoriano, le api non vennero informate del cambiamento e si rifiutarono di emettere il loro tipico ronzio il nuovo giorno di Natale (una specie di protesta, uno sciopero). Nel 1858 il poeta americano John Greenleaf Whittier scrisse un’opera dedicata a questa storia, “Telling The Bees”. Dal mondo celtico la tradizione di comunicare con le api è arrivata in Inghilterra, in Galles, in Svizzera, nei Paesi Bassi, in Francia, in Germania e perfino in alcune parti degli Stati Uniti, entrando a far parte del folklore di queste nazioni.

La superstizione che coinvolge le api è meno famosa, ma altrettanto importante, di quella che vede protagonisti i corvi della Torre di Londra: sono questi, per la tradizione, i veri protettori della monarchia inglese. Anche in questo caso la leggenda ha un’origine celtica, ma si deve a Carlo II (1630-1685) l’avvio ufficiale della tradizione, la sua introduzione nel folklore inglese. Pare che il suo astronomo di corte, John Flamsteed, si lagnasse spesso della presenza dei corvi, perché con la loro presenza gli impedivano di osservare il cielo. Il re, però, era convinto che, se i corvi fossero morti o avessero lasciato la Torre, questa sarebbe crollata e il suo regno caduto.

Per questo si guardò bene dal cacciare i simpatici volatili e decise di spostare l’osservatorio a Greenwich.

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