Dopo un 2013 niente male per il cinema italiano che si è chiuso con un trionfo agli Efa per La grande bellezza di Paolo Sorrentino (film entrato anche nella short list per gli Oscar), il 2014 si presenta, sulla carta, con interessanti scommesse autorali. Scendono infatti in campo un po' tutti i nostri registi con nuovi lavori. Si va da Moretti allo stesso Sorrentino, da Garrone a Bellocchio, da Vicari a Ozpetek, da Avati a Muccino.
Mia madre di Nanni Moretti racconta le tragicomiche disavventure di una cineasta impegnata (Margherita Buy), non troppo capace di cogliere la realtà che vorrebbe raccontare. Di The future di Sorrentino con protagonista Michael Caine, invece, la trama è top secret. Ne Il racconto dei racconti Matteo Garrone torna a Napoli, in quella del 1600, e mette mano alla rielaborazione de Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile, raccolta di 50 fiabe napoletane.
Marco Bellocchio ne La prigione di Bobbio racconta la storia vera di una nobile costretta a farsi suora nel XVII secolo, che vive una passione d'amore e finisce in carcere.
Limbo di Daniele Vicari è la trasposizione del romanzo di Melania Mazzucco su una donna soldato che sperimenta sulla propria pelle la drammaticità della guerra in Afghanistan. Il nuovo lavoro di Pupi Avati è la storia di un pubblicitario di Milano che, dopo il suicidio del padre, scrittore e sceneggiatore, tenta in tutti i modi di far pubblicare il romanzo autobiografico del genitore sull'ambiente cinematografico romano.
La riscossa di Gabriele Muccino dovrebbe arrivare da Fathers and daughters con Russell Crowe. Il tema è la difficile quanto appassionata relazione tra un padre e una figlia che vive lontana da lui a Manhattan da 25 anni. Il ragazzo invisibile di Gabriele Salvatores entra invece in un ambito poco toccato dal cinema italiano.
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