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Così Shrek 3 ridicolizza la leggenda di re Artù

Shrek terzo è il capitolo delle avventure dedicate all'orco verde in cui si parla di paure e paternità. E per farlo viene usata una versione adolescenziale del leggendario re Artù, sovrano di Camelot

Così Shrek 3 ridicolizza la leggenda di re Artù

Shrek terzo - pellicola che andrà in onda questa sera su Italia 1 alle 21.23 - è il terzo e penultimo capitolo della tetralogia dedicata all'orco verde, doppiato da Mike Myers, che è stata in grado di portare la rivoluzione nel mondo del cinema d'animazione.

Shrek terzo, la trama

L'amore tra Shrek e Fiona (Cameron Diaz) va a gonfie vele. Dopo i problemi affrontati nel secondo capitolo e la presa di coscienza dei loro punti di forza come coppia, i due orchi adesso devono affrontare un altro problema: Fiona desidera diventare madre, ma Shrek non si sente pronto ad essere padre, spaventato dall'idea di poter rovinare i propri figli. Come se non bastasse, il padre di Fiona muore più o meno improvvisamente, mettendo Shrek davanti alla possibilità - e al pericolo - di diventare re. Certo di non poter essere un sovrano e desideroso come non mai di poter tornare nella sua amata palude, Shrek decide di partire per andare alla ricerca dell'altro erede al trono, un giovane di nome Arthur Pendragon (Justin Timberlake), accompagnato dai fidati amici Ciuchino (Eddie Murphy) e Gatto (Antonio Banderas). Quello che Shrek non può sapere è che, mentre è in viaggio, qualcuno sta cercando di rubargli il suo "e vissero per sempre felici e contenti". Azzurro (Rupert Everett) è infatti più che mai deciso a prendersi la sua vendetta e a diventare, finalmente, il sovrano di Molto, molto lontano.

La reinvenzione del mito di re Artù

La saga di Shrek ha rappresentato un vero e proprio punto di svolta della cinematografia d'animazione, in grado di prendere tutti gli elementi a cui il pubblico era abituato e reinventarli in una nuova chiave, più dissacrante. Il primo capitolo del franchise prendeva di mira il concetto di fiaba classica derivante dalle produzioni Disney, mentre Shrek 2 non si faceva scrupoli a fare a pezzi gli stereotipi classici del genere. Perciò con l'avvento di Shrek terzo il pubblico conosceva abbastanza bene la struttura della storia da aspettarsi un'altra rivoluzione narrativa. Ed è quello che il film di Raman Hui e Chris Miller fa: prende una figura nota della cultura anglofona come re Artù e la stravolge.

Arthur Pendragon è l'eroe dei ciclo bretone e dei romanzi medievali e rappresenta l'ideale di sovrano in grado di distinguersi per valore e onestà sia in tempo di guerra sia in tempo di pace. Un sovrano che, intrecciandosi ad elementi fantastici come la spada Excalibur, la terra di Camelot e la magia, è diventato anche un personaggio fondamentale del genere fantasy. Un sovrano, dunque, che era anche un eroe, una sorta di modello da eguagliare, che sembrava più divino che umano. Una figura che aveva trovato già ampio spazio sul grande schermo: film come Excalibur e King Arthur hanno tentato - con risultati differenti - a restituire al grande pubblico l'immagine di un sovrano eroico, coraggioso, capace di prendere per mano un regno alla deriva e renderlo una leggenda.

Tuttavia la Disney aveva già cooperato a umanizzare la figura del re della tavola rotonda. Nel film La spada nella roccia, Artù non è altro che uno scudiero soprannominato Semola, che non ha niente a che vedere con l'eroe dei poemi cavallereschi. Shrek terzo si spinge ancora più a fondo: re Artù diventa Artie, un ragazzo "sfigato" e bullizzato in un collegio, che subisce le angherie di un bullo di nome Lancillotto e che è innamorato di Ginevra, una ragazza che viene descritta come superficiale e sciocca. L'Artù di Shrek terzo è un ragazzo spaventato dalle responsabilità, dalla paura di somigliare troppo a suo padre e che non può nemmeno contare sull'aiuto di Merlino, il potente stregone figlio di un demone che Shrek terzo dipinge come un vecchietto svampito, in ripresa da un esaurimento nervoso, che confonde gli incantesimi e finisce col fare montagne di guai.

Shrek terzo trasporta con forza la figura di Artù nel genere umano, ponendolo al centro dell'adolescenza, in un tempo di turbamenti e paure, che permettono ai registi di giocare moltissimo con le insicurezze di Shrek, che si trova così a esercitare il suo senso paterno proprio con il futuro re, che appare più interessato al potere e alla possibilità di vendicarsi di chi lo ha vessato che alla giustizia, che alla corona e al futuro del regno.

Artie diventa dunque un personaggio che ridicolizza un re medievale e che viene sfruttato per alcuni dei momenti più divertenti di Shrek terzo, pellicola che usa il numero ordinale terzo nel proprio titolo proprio per restituire immediatamente un senso di regalità allo spettatore, che sin da subito sa di trovarsi davanti a un film che parla di quello che è senza dubbio il sovrano più famoso di sempre: re Artù, appunto.

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