Black Sails, la serie che ha reinventato il mito dei pirati

Tra storia e mito, Black Sails è la serie sui pirati che ricostruisce la mitica età dell'oro. In streaming su StarzPlay tutti gli episodi di un cult da non perdere

Black Sails, la serie che ha reinventato il mito dei pirati

Non è una serie tv molto recente. È nata prima che il mondo cambiasse e prima ancora che il mercato televisivo diventasse mordi e fuggi. Non ha mai totalizzato numeri da capogiro, non ha mai vinto un premio, ma Black Sails resta una tra le produzioni televisive più belle dell’ultimo decennio. In onda in America su Starz dal 2014 al 2017 per un totale di 38 episodi spalmati in 4 stagioni, debutta in Italia prima su Sky per trovare oggi una casa accogliente in StarzPlay, nuovo colosso della tv in streaming celebre per Becoming Elizabeth, Animal Kingdom e la saga malavitosa di Power. Black Sails è una serie datata, figlia di un’altra epoca, eppure a distanza di anni non perde il suo fascino, facendo brillare le sue caratteristiche peculiari.

Di base è un bellissimo romanzo storico ambientato tra i mari dei Caraibi all’inizio del 1700, ma è anche (e soprattutto) un racconto che apre una parentesi sull’età dell’oro della pirateria, stigmatizzando le avventure tra i sette mari del vascello Warlus e del capitano James Flint. Un’avventura che non conosce limiti dove vince solo il più forte e… il più furbo. Black Sails è una serie che miscela tante sottotrame ma che non perde mai la sua identità. È da vedere per perdersi in una storia senza tempo.

All’inseguimento dell’Urca de Lima, la trama di Black Sails

Ci troviamo nel 1715. In Inghilterra scoppia l’epoca regency, con i suoi balli, gli intrighi e i matrimoni combinati. In mezzo all’oceano, invece, la flotta delle Indie Occidentali intensifica i suoi interscambi con l’oriente e con le Colonie, spadroneggiando in un territorio inesplorato e ancora senza leggi. È in questo contesto che vascelli, che issano una bandiera nera, si muovono nell’illegalità, complici dei legami che hanno con i trafficanti di merce nei porti del Mar dei Caraibi. Il Capitano James Flit (Toby Stephens) non è da meno.

Fugge dalla flotta delle Indie Occidentali e solca il mare con la sua Walrus alla ricerca di tesori e ricchezze. Una di queste è la leggendaria Urca de Lima. Il vascello, battente bandiera spagnola, è affondato portando con sé un tesoro inestimabile. Partendo dall’Isola di New Providence, luogo che i pirati hanno eletto come loro capitale della lussuria, il capitalo Filnt, il criptico Charles Vane e la spietata Anne Bonny si dovranno fidare del cuoco John Silver (Luke Arnold) che pare sia l’unico a conoscere la rotta per le rovine della nave spagnola.

Una tragedia shakesperiana

È una serie dal grande appeal. Anche se, in un certo qual modo, mette in scena una storia che amalgama tutti i più classici clichè dei drammi "piratestichi", convince per una vicenda piena di colpi di scena, di suggestioni e di personaggi con luci e ombre. Non è di certo una serie facile da digerire, per via di un linguaggio ruvido, delle molte scene di sesso e per l’eccessiva violenza ma fa parte del pacchetto. Perché senza tutto questo Black Sails non avrebbe avuto il suo impatto nel mercato seriale moderno. Ha un inizio, uno svolgimento e una fine epica, in cui la trama si incastra alla perfezione dell’intricato puzzle di idee. Inizia come un racconto di avventura, diventa poi una simil-tragedia shakesperiana senza vinti e vincitori. Un’evoluzione che ha permesso a Black Sails di andare ben oltre i clichè del caso, pennellando un contesto sociale dell’epoca di ampio respiro, dove persino all’inizio del 1700 il mondo era malsano e corrotto.

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La pirateria nei Caraibi tra storia e mito

Black Sails, cronologicamente, è posizionata verso la fine della celebre età dell’ero per i vascelli dei pirati. La serie, infatti, chiude un cerchio su un periodo storico assai complesso ma pieno di stravolgimenti. I libri di storia affermano che la gold era è iniziata nel 1560 per concludersi nel 1720, non appena le nazioni dell’Europa Occidentale – che possedevano colonie nelle Americhe del Nord – non hanno esercitato più un controllo sulle vie del commercio del Nuovo Continente. Ma il periodo in cui i pirati hanno trovato la loro egemonia è stato tra il 1640 e il 1680. Come si evidenzia nella serie tv, la pirateria ha prosperato maggiormente nei Caraibi potendo contare sui porti inglesi di Port Royal, Nelson’s Dockyard e nei porti delle isole Barbados. Riassumere le lotte interne, le conquiste e le sconfitte dei capitani di vascello che battevano con bandiera nera non è affatto facile, dato che gli eventi storici si sono intrecciati con i più grandi eventi dell’Europa illuminista e delle grandi conquiste scientifiche. È stato un periodo molto affascinante e Black Sails non è l’unico omaggio all’epoca d’oro. Si contano libri e tanti film, come la saga de I pirati dei Caraibi e l’incompreso Corsari con Geena Davis.

Black Sails che racconta l’antefatto de L’isola del Tesoro

In letteratura è stato il romanzo di Stevenson, l’autore di Dottor Jekyll e Mr. Hyde, una tra le storie più fedeli sull’epoca d’oro dei pirati. Anche se dedicato a un pubblico molto giovane – oggi è un classico della narrativa per ragazzi – è stato pubblicato per la prima volta tra il 1881 e il 1882 sulla rivista Young Folks e racconta la storia di una ciurma di pirati alla ricerca di un tesoro perduto. Considerato un classico tra i romanzi di formazione, mette in scena la lotta tra il pirata buono e quello cattivo. La serie tv di Starz è come se raccontasse l’antefatto di quello che accade nel libro, e il punto di congiunzione è proprio il capitano Flint. Nella serie è un abile e giovane condottiero ma anche un pirata molto fascinoso; nel libro è un uomo anziano, accecato dalla fama e dal denaro. La storia riporta che l’uomo pare che sia realmente esistito intorno al 1700 ed era ammiraglio della Benbow.

Perché vedere la serie tv

Blak Sails ha la capacità di intrecciare a sé storia e mito. Fatti realmente accaduti alla pure finzione letteraria. Un mix molto accattivante che permette di veleggiare alto nel cuore del pubblico.

Piace perché ha un ritmo serrato, perché ha una narrazione accattivante e perché la costruzione dei personaggi è a dir poco perfetta. È da vedere non solo per scoprire l’epoca d’oro dei pirati, ma anche per perdersi in un’avventura che non "passa mai di moda".

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