Cultura e Spettacoli

"Ecco, sono tornata Stavolta scoverò una vera voice"

La showgirl farà di nuovo parte della giuria del talent. Con lei Max Pezzali, Dolcenera ed Emis Killa. Da mercoledì su Raidue

"Ecco, sono tornata Stavolta scoverò una vera voice"

È tornata a The Voice perché vorrebbe avere la soddisfazione di scovare un talento vero. Le piacerebbe che dallo show che porta nel cuore uscisse finalmente un artista che possa sfondare nel mondo della musica. Perché, in effetti, nonostante il buon successo televisivo, finora The Voice non ha sfornato cantanti che stanno scalando le classifiche. Insomma, Raffaella Carrà fa sempre la differenza. Torna come coach nel programma (che ricomincia mercoledì prossimo su Raidue), dopo averne saltato una stagione, con obiettivi precisi. E resta sempre la regina, nonostante al suo fianco, come selezionatori-coach ci siano tre fuoriclasse della musica italiana: Dolcenera, Max Pezzali ed Emis Killa. Una giuria completamente rinnovata, che rappresenta i diversi generi musicali, dal pop al rap, e che dovrebbe dare nuova linfa allo show arrivato alla quarta edizione.

Dunque, Raffaella, come si fa a scovare il giovane giusto e a lanciarlo nel difficilissimo mercato musicale?

«Bisogna prima di tutto scegliere un ragazzo che abbia una sua unicità. Non basta la voce, deve essere diverso da tutti quelli visti finora. E questo è il motivo per cui ho accettato di tornare, oltre al fatto che ci tengo molto al programma avendolo tenuto a battesimo insieme a Cocciante, Noemi e Pelù. Non mi interessa se ad essere lanciato sia un concorrente mio o di un'altra squadra».

Il fatto è che questi giovani una volta finito il programma restano un po' abbandonati a se stessi...

«Appunto. Una casa discografica come la Universal (partner del programma), dovrebbe fare grandi sforzi per lanciare il vincitore e anche il secondo classificato. Soprattutto bisogna trovargli un brano molto forte. La fortuna di un artista è fatta per il 50 per cento dal brano e per l'altro 50 da chi lo canta».

Ma lei sarebbe disposta a intervenire in prima persona per aiutarli?

«Non sono mai stata la manager di nessuno. Alcuni ragazzi restano in contatto con me, ma posso dare loro solo dei consigli. Il fatto è che dovrebbero avere delle persone solide accanto, soffro a vedere che in alcuni casi i manager che li seguono non vanno bene: mi piacerebbe che fossero indirizzati anche all'estero, verso il mondo latino».

Chiara dello Iacovo, uscita da The Voice è arrivata seconda tra le giovani proposte a Sanremo. Ma questo purtroppo non basta...

«Chiara mi è piaciuta: ha presenza scenica presenza, feeling con il pubblico e una voce molto personale. La Rai e Sanremo devono continuare a sostenere questi giovani».

Lei è un'istituzione del servizio pubblico, come le sembra la Rai che sta mettendo in piedi il dg Campo Dall'Orto?

«Conosco poco i nuovi direttori, ma penso che portare nuove energie non faccia male a un'azienda. Mi è piaciuto molto quando detto dal direttore generale tempo fa sul fatto che per un'azienda come la Rai non importa solo l'ascolto, ma anche la qualità. Accanto a show di successo come Ballando con le stelle, si possono tentare altre strade. Ci vuole coraggio, ma bisogna cominciare a pensare che gli anziani (la maggior parte del pubblico di Raiuno) non sono diffidenti verso le cose nuove. E dare il tempo al pubblico di affezionarsi ai nuovi programmi».

Si riferisce anche al suo talent dello scorso anno, Forte forte forte, che è stato chiuso in anticipo e non riproposto?

«Anche a quello. Non è fondamentale avere uno share altissimo, l'importante è lavorare sul cambio generazionale. Sono felice che perlomeno i sei finalisti del programma stiano lavorando e anche bene».

Lei ha molto a cuore il tema della adozioni (ha adottato diversi bambini a distanza). Cosa pensa della stepchild in discussione in Parlamento?

«Credo che l'amore sia la chiave di tutto e che una persona che può veramente aiutare un bambino e dargli affetto abbia tutto il diritto di tenerlo con sé, a prescindere dalle sue tendenze sessuali. E penso anche che sui singoli casi debbano continuare a decidere i giudici. Odio che i bambini rimangano in un orfanotrofio.

Però sono contraria all'utero in affitto».

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