Cultura e Spettacoli

E Anna Politkovskaja diventa un caso editoriale

Noi, che di sicuro non siamo beati, abbiamo sempre bisogno di eroi

E Anna Politkovskaja diventa un caso editoriale

Noi, che di sicuro non siamo beati, abbiamo sempre bisogno di eroi. E oggi, di fronte all'invasione dell'Ucraina, è la voce di una eroina, quella che ascoltiamo. Attraverso i suoi libri, perché Anna Politkovskaja, come noto, è stata uccisa a Mosca il 7 ottobre del 2006. Il 7 ottobre è anche il giorno del compleanno di Vladimir Putin. Fin dalla sua nomina alla presidenza, nel 1999, la giornalista aveva documentato con precisione impressionante ciò che oggi è sotto gli occhi di tutti: la fine progressiva della democrazia in Russia, l'aumento della corruzione, i processi sommari, le atrocità della guerra in Cecenia, il massacro del teatro Dubrovka, la fine della libertà di informazione, la povertà dietro i successi economici sbandierati, la crisi dell'esercito e la creazione di un sistema da lei definito la «verticale del potere», in cui «tutti i funzionari dello Stato, dal primo all'ultimo, così come tutti i gerarchi della burocrazia, vengono nominati o da lui personalmente o da coloro che lui ha nominato», come scriveva in un articolo che fu pubblicato 19 giorni dopo la sua morte su l'Unione dei giornalisti. Questo articolo, insieme a molti altri fra quelli da lei scritti fra il 1999 e il 2006, selezionati dai suoi colleghi della Novaja Gazeta, si può leggere in Per questo, che Adelphi ora ripropone nella collana dei Tascabili, insieme a Diario russo, che documenta la «morte della democrazia russa» fra il 2003 e il 2005. Si tratta della terza ripubblicazione dal catalogo dei libri di Anna Politkovskaja nel giro di due mesi (su tutte le copertine, le foto meravigliose di Danila Tkachenko): a metà marzo infatti è tornato in libreria La Russia di Putin che, nel pieno della guerra, è diventato un bestseller.

Questo libro che, come scriveva Anna Politkovskaja nell'introduzione, «parla di un argomento che non è molto in voga in Occidente: parla di Putin senza toni ammirati», ora è improvvisamente «in voga», e proprio in Occidente. È arrivato quarto in Top ten, è stato a lungo primo nella classifica dei Tascabili (la scorsa settimana era secondo) e ha visto sette ristampe in due mesi. Un fenomeno editoriale che si lega, certamente, al bisogno di capire qualcosa di più della Russia di oggi e del suo presidente; al desiderio di risentire la voce di una giornalista coraggiosa, e non una «mattaccina», parte di quel circo dei media assoggettati al potere; e alla speranza che ancora ci avvolge dalle sue righe, quando scriveva: «Vogliamo essere liberi. Lo pretendiamo. Perché amiamo la libertà quanto voi».

Chi l'ha uccisa, invece, la odia, e la teme più di ogni cosa.

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