Cultura e Spettacoli

Irlanda, Dio e libero mercato. Ecco chi sono davvero gli U2

È la band più amata (e odiata) del mondo. Il cantante spiega il perché in un libro, con retroscena su 40 brani

Irlanda, Dio e libero mercato. Ecco chi sono davvero gli U2

Le cinque righe fondamentali del gigantesco volume Surrender (Mondadori) sono a pagina 650 e arrivano (quasi) al termine di una carrellata sontuosa di quaranta canzoni degli U2 raccontate da chi ne ha scritto i testi, Bono Vox, pseudonimo di Paul David Hewson, nato a Dublino nel 1960. Di solito i Ringraziamenti in fondo ai libri sono un condensato insopportabile di narcisismo, sentimentalismo e servilismo. In questo caso, invece, dicono quasi tutto quello che c'è da sapere: «L'amore per la lingua non l'ho imparato da nessun maestro, ma ne ho avuti due che mi hanno insegnato l'assai più difficile lingua franca della comunicazione con me stesso e il mio Creatore. Donald Moxham e Jack Heaslip della Mount Temple Comprehensive, vi ringrazio. Sarò per sempre vostro allievo». Il «Creatore» non ha bisogno di spiegazioni. La Mount Temple, sì: è la scuola sotto il patronato diretto dell'arcivescovo di Dublino, e ha come scopo la formazione protestante degli studenti, anche se chiunque, di qualunque o nessun credo, può iscriversi. È anche il luogo dove Bono ha conosciuto gli altri membri degli U2 e dove si è fidanzato con Ali, che oggi è sua moglie in uno dei matrimoni più lunghi nella storia del rock.

Nell'elenco dei difetti della perfetta rockstar, essere cristiani viene appena prima di essere irlandesi. La stampa inglese, la più influente prima dell'arrivo della Rete, considerava gli irlandesi come i trogloditi cugini di campagna dei «modaioli» londinesi. Bono ha una terza, clamorosa pecca: si è sempre schierato a favore del libero mercato, temperato dalla fede. Il capitalismo è il sistema migliore ma ha un costo.

Bono/1: «Forse il capitalismo ha salvato dalla povertà più persone di ogni altro -ismo, ma ha anche distrutto troppe vite. Non è immorale, è amorale. È un mostro, una bestia selvaggia che ha bisogno di istruzioni per mettersi al nostro servizio».

Bono/2: «Un paese civile non può sacrificare di punto in bianco la comunità dei lavoratori solo perché altrove il loro duro lavoro costa meno. Queste transizioni vanno gestite. Spesso la competizione è il motore dell'innovazione, certo, ma noi non vogliamo alimentare la sua iniquità darwiniana. La legge del più forte è lontanissima dal Beati gli ultimi perché saranno i primi di Gesù».

Bono/3: «Perché dovrebbe esserci una contrapposizione tra vita materiale e vita immateriale? L'arte non è necessariamente superiore al business, e l'artista non è un'anima sacra solo perché fa arte. Alcune delle persone più egocentriche che conosco sono artisti (a cominciare da me), e alcune delle più altruiste sono imprenditori che cercano di trattare con dignità i loro dipendenti».

A un liberale tutto d'un pezzo, queste potrebbero sembrare aperture modeste ma nel mondo del rock equivalgono a una bestemmia in Chiesa, officiante il Papa. Il conformismo rock prevede nichilismo d'ordinanza, finto egualitarismo, obbligatorio spirito ribelle e un po' di bohème per darsi un tono. Sono pochi a sfuggire a questi cliché. Oltre agli U2, il più grande trasgressore delle norme non scritte è stato David Bowie, ma per motivi completamente diversi e meno facili da cogliere: l'esoterismo, con il suo corollario di dottrine iniziatiche, è evidente solo agli occhi di chi ne conosce i simboli e le parole.

Veniamo alle canzoni. Ci sono quelle che ti aspetti ma anche quelle che non avresti mai detto. Tra le prime, la più importante è I Will Follow, il secondo singolo degli U2, l'unico brano che hanno suonato in ogni singolo concerto di una carriera ormai lunghissima, iniziata nel 1976. Bono racconta le prime prove e i primi problemi, piuttosto gravi. Non saper suonare potrebbe essere un ostacolo per diventare musicisti. Ma Bono e The Edge, il chitarrista, hanno una teoria: «Per comporre una canzone bastano due corde e due accordi». Si trovano in ottima compagnia. John Lydon, ai tempi dei Sex Pistols, sosteneva ne bastassero tre. Lou Reed ha sempre detto che se un brano ha più di due accordi «allora è jazz». Per Bono, I Will Follow parla di amore incondizionato, trae spunto dalla parabola del figliol prodigo ed è un omaggio a Iris, la madre, sepolta a cento metri dalla sala prove. È la sua prima canzone e la più importante: il manifesto degli U2.

Achtung Baby è il capolavoro e probabilmente anche l'ultimo album davvero imprescindibile degli U2. Nasce da un momento di crisi risolto con un trasferimento a Berlino in cerca di ispirazione, sulle tracce del Bowie (ancora lui) degli anni Settanta. One è il singolo di maggior successo e anche l'occasione per raccontare i rischi dell'attivismo. Gli U2 arrivano a Berlino il 3 ottobre 1990. Il capitano del volo annuncia che è l'ultimo volo atterrato mentre il Muro viene finalmente abbattuto. Bono e soci vanno in cerca della festa e credono di averla trovata. Però il corteo è un po' troppo silenzioso e ci sono parecchi volti tirati. Lentamente si rendono conto di essersi uniti a una manifestazione di protesta degli ultimi comunisti contrari alla distruzione del Muro...

Per gli U2 è un nuovo inizio dopo un periodo in cui hanno pensato di sciogliersi per stanchezza. Anche nel 1982 erano stati vicini a lasciare a causa di una crisi religiosa di Bono e The Edge, dubbiosi sul fatto che il fare musica rock fosse conciliabile con la fede.

One parla di una donna sorpresa a fare sesso fuori da un matrimonio senza sesso. In controluce parla anche dei rapporti all'interno del gruppo. È un dialogo e finisce con la constatazione che non tutti vediamo le cose allo stesso modo: «L'idea dell'unità non mi convinceva, e continua a non convincermi. Non credo all'omogeneità della esperienza umana. Non siamo tutti una cosa sola. Possiamo esserlo, ma per riuscirci non dobbiamo per forza vedere le cose allo stesso modo». Dal punto di vista musicale, One ricicla due sequenze di accordi destinate a Mysterious Ways ma scartate.

Nel libro ci sono anche disegni, i testi in lingua originale e in traduzione, alcune buffe schede sul mondo U2, una miriade di personaggi (da Sinatra al Dalai Lama). Veniamo al titolo, Surrender, che significa arrendersi ma arrendersi a cosa?

Il 14 luglio 2016, Bono e la moglie Ali, insieme con altri amici, sono a Nizza in un ristorante. Si sono appena allontanati un poco dalla Promenade des Anglais, la passeggiata dove si festeggia la presa della Bastiglia. Cinque minuti dopo si buttano sotto i tavoli. Un camion guidato da un terrorista islamico si abbatte sulla folla. È una strage. Da quel giorno, Bono ripensa a tutti i momenti drammatici e arriva alla conclusione che dà il titolo al libro (e anni prima, nel 2007, anche alla profetica canzone Moment of Surrender): «Il momento in cui ti lasci andare potrebbe essere quello in cui ti rendi conto che le tue potenzialità spirituali risiedono non in quello che hai, ma in quello che non hai. Che i problemi e i tormenti, i pesi che non riesci a reggere, finiscono per reggere te. Sofferenze e dipendenze sono una specie di dono. Ti portano in uno spazio vuoto che sei costretto a riempire. C'è quasi di che esserne grati».

Ci vuole fede per arrendersi al divenire.

Commenti