Il prof Enzensberger boccia tutti

In "Artisti della sopravvivenza" una galleria di ritratti sferzanti di scrittori a suo dire sopravvalutati

Da Wikipedia
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Diciamo che per pubblicare un libro di ritratti di scrittori passati, molto acido sulle loro appartenenze o meno a regimi, dovresti essere almeno Marcel Proust, che però non l'avrebbe mai fatto perché era Contro Sainte-Beuve (titolo di un suo famoso saggio), cioè contro l'andare a spulciare le biografie degli autori, perché a contare sono solo le opere.

Invece è quello che fa il simpatico Hans Magnus Enzensberger in Artisti della sopravvivenza (Einaudi), il cui pretesto sarebbe cucinare un'insalata con le compromissioni degli scrittori con vari regimi, e soprattutto condirla con suoi pareri che sconfinano nella produzione artistica. Gabriele d'Annunzio? «La controfigura di un italiano medio, di un poeta, di uno sciupafemmine, un esperto di réclame, un dandy, un sovversivo e un fascista. Un mistero come questo manichino piccolo e bruttarello sia riuscito a pavoneggiarsi fino a diventare una celebrità di calibro europeo». D'Annunzio è servito.

Gertrude Stein era nota per «il suo dispotismo e la megalomania, il che è sorprendente se si pensa che non era affatto una bellezza, bensì tozza e grassottella». D'altra parte lo pensava anche Tristan Tzara, che frequentava il suo salotto, sebbene, precisa Enzensberger, «neanche lui fosse immune a impulsi del genere, e Hemingway le inviò una lettera con la dedica a bitch is a bitch is a bitch, in memoria del suo famoso a rose is a rose is a rose». In effetti ideologicamente era il peggio del peggio, disse che «Hitler dovrebbe ricevere il Nobel per la pace perché ha liberato la Germania da tutti gli elementi controversi, cacciando gli ebrei, i democratici e quelli di sinistra». Oggi però la inviterebbero in un talk show insieme a Orsini e Santoro.

Su Ezra Pound lo sappiamo, ma Enzesberger lo ricorda: «Nel 1924 si stabilì in Italia diventando presto un sostenitore di Mussolini. Durante la Seconda guerra mondiale diffuse attraverso l'emittente radiofonica romana, sulla stampa e nei Cantos 72-73 le sue idee antiamericane, razziste e antisemite». Enzensberger precisa: «Ammetto con gioia di non poter condividere l'opinione corrente sui canti di Pound». «Nessuno dei viventi sa scrivere come lui» disse T.S. Eliot, e Yeats, Frost, Hemingway e Joyce gli dettero ragione. Ma a Hans non la si fa.

Henry Miller? Figuriamoci, non valeva niente. «Uno degli scrittori più sopravvalutati del Novecento. Questo non dipende solo dal fatto che fosse piuttosto sciocco; purtroppo si diede alla letteratura rimestando i frutti da essa derivati in un pot-pourri indigeribile anche per lo stomaco più forte». Nel cestino pure Miller.

Cosa dire invece di André Breton, il fondatore del Surrealismo, il movimento artistico più importante del XX secolo? Me lo sono andato a cercare, consultando l'Enzensberger: «Questo fenomenale pallone gonfiato è riuscito, con implacabile zelo, a far sì che la storia dell'arte e della letteratura non potesse fare a meno di lui». Su Bertolt Brecht invece c'è da dire «che è sempre stato uno sfruttatore e che puzzava, e che umiliava tutti i suoi allievi e tutte le sue ammiratrici». Puzzava! «Alcune cose però mi piacevano», ma dai Hans, davvero?

In questo libro con molto gossip, e anche divertente, di ritratti ne trovate settanta, alcuni anche positivi (tipo Musil, vorrei vedere), l'unico che manca è quello dello stesso Enzensberger, che aggiungo io, per completezza: «Nato nel 1929 a

Kaufbeuren in Germania, è molto rispettato a causa del suo nome altisonante (si fosse chiamato Pino Cuccia nessuno lo avrebbe considerato). In seguito ha vissuto molti anni nella Cuba di Castro: è il Gianni Minà dei poeti».

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