Proust-Hahn, l'amore in musica e le sue stonature

Proust-Hahn, l'amore in musica e le sue stonature

Fabrizio Ottaviani

Nel 2009 Lorenza Foschini pubblicò Il cappotto di Proust, un libro toccante e meritoriamente molto letto che, inseguendo la sorte del celebre manteau dal collo di lontra dello scrittore francese, oggi conservato come una reliquia nel museo Carnavalet di Parigi, ricostruiva per sineddoche gli ultimi anni della vita dell'autore della Recherche, fino e oltre la sua scomparsa nel 1922. Il volume recente, Il vento attraversa le nostre anime (Mondadori, pagg. 169, euro 20) è ben documentato e altrettanto commovente, e racconta il primo grande amore di Proust, quello con il musicista Reynaldo Hahn.

Giunto a Parigi all'età di tre anni dal Venezuela, dove i genitori tedeschi si erano trasferiti, Hahn è un bambino prodigio, un novello Mozart che ancora imberbe può vantare un successo travolgente come pianista, cantante e compositore negli onnipotenti salotti della Belle Époque. Allievo di Gounod, Massenet e di Saint-Saëns - quest'ultimo, pur essendo omosessuale, affettava un'omofobia di facciata - Hahn incontra il giovane Marcel nel salotto di Madame Lemaire, una delle regine della Parigi mondana. Entrambi non hanno compiuto vent'anni. È il 22 maggio del 1894; circa un anno dopo, il 26 aprile del 1895, il rapporto si incrina irreparabilmente per colpa della stessa donna, responsabile di aver trattenuto Marcel tanto a lungo da farlo giungere con un notevole ritardo all'appuntamento con Reynaldo. Divisi da Wagner, che Proust adorava ma che Hahn giudicava, analogamente all'ultimo Nietzsche, come un portato della Germania più greve ed ambigua, i due sono uniti dalle origini (Proust era ebreo per parte di madre, Hahn per parte di padre) nonché dal fastidio per l'enfasi e l'ipocrisia. La loro relazione si dispiega in un turbine di impegni sociali, di inviti da ricambiare, di lettere di ringraziamento da spedire. Ma mentre Marcel è totalmente impegnato a costruire la sua fenomenale rete di testimoni, Hahn come per un gioco delle parti si mostra sempre più involuto, rasentando infine la misantropia.

Senza formularla a chiare lettere, la Foschini ventila una tesi crudele: che Proust si innamori di Hahn nel momento in cui è un dominatore dei salotti e un compositore in ascesa; e che se ne disaffezioni quando il musicista subisce un pericoloso scavallamento, il passaggio a una fase non tanto di declino (la produzione di Hahn, che vivrà fino al 1947, resterà cospicua) quanto di nuova consapevolezza: quella di essere un minore. C'è da dire che anche se la relazione resistette poco, si prolungò in un'amicizia che durò tutta la vita; il che è molto francese.

Negli ultimi anni, quando un Proust barricatosi in casa stava morendo per l'asma da cui era afflitto, Reynaldo Hahn era l'unico a trovare sempre la porta aperta. Un privilegio non concesso a nessun altro, nemmeno al fratello dello scrittore, che era medico.

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